L’esperienza del nuovo sportello a Casa del Marmo

di Pasquale Prencipe e Francesca Stanizzi

L’esperienza del nuovo sportello di Antigone all’IPM di Casal del Marmo

Numeri e struttura

Secondo le ultime rilevazioni pubblicate dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, aggiornate al 30 aprile 2025, presso l’IPM di Roma erano presenti 57 ragazzi.

L’Istituto penale per minori di Casal del Marmo ospita sia ragazze che ragazzi. In Italia sono solo due gli IPM che ospitano entrambi i sessi: Casal del Marmo a Roma e l’istituto di Nisida. Secondo le ultime rilevazioni pubblicate dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, aggiornate al 30 aprile 2025, presso l’IPM di Roma erano presenti 57 ragazzi, di cui: 5 di 14-15 anni, 32 di 16-17 anni, 16 di 18-20 anni, 4 di 21-24 anni, a fronte di una capienza regolamentare di circa 57 posti. Trattasi di circostanza piuttosto rara se solo si considera come, nell’ultimo periodo, il tasso di presenze si sia mantenuto molto al di sopra della capienza regolamentare. Ad esempio, al 15 marzo 2025, erano presenti 67 ragazzi con un tasso di affollamento che risultava di circa il 117,5%. Tale condizione rappresenta ormai la prassi per questo istituto, con le inevitabili conseguenze che ne derivano in termini di gestione e di vita detentiva. Un altro aspetto di fondamentale importanza, rispetto ai numeri, attiene agli operatori di cui necessita l’istituto. Secondo l’ultima rilevazione del Garante dei detenuti della Regione Lazio, al 3 luglio 2024 erano presenti: un direttore titolare e nessun vice-direttore (non previsto nella pianta organica); 8 educatori effettivi su 13 previsti; 6 unità amministrative di cui 2 a breve in stato di quiescenza; 51 agenti della polizia penitenziaria presenti su 81 previsti. Tuttavia, nel corso del 2024, i numeri del personale sono variati. Difatti, focalizzandosi ad esempio sugli educatori, a maggio 2025 è presente un numero di funzionari della professionalità pedagogica pari a 16, così ripartito: 1 Coordinatore area educativa che svolge un’attività di coordinamento e supporto alla Direzione e cui non vengono assegnati casi; 3 in segreteria tecnica, che svolge attività di supporto e cui non vengono assegnati casi; 12, di cui 5 neoassunti, che si ripartiscono i casi.

Ampliando lo sguardo alla condizione detentiva minorile in generale, si nota come dal 2022 i numeri della detenzione minorile sono in costante aumento.

Ampliando lo sguardo alla condizione detentiva minorile in generale, si nota come dal 2022 i numeri della detenzione minorile sono in costante aumento: si è passati da 320 presenze nel 2020 a 611 presenze nel 2025. Come per gli Istituti per adulti, la detenzione femminile è in percentuale marcatamente inferiore. Sul totale delle presenze soltanto 25 sono ragazze, il 4,1%. La presenza invece dei ragazzi stranieri ristretti si attesta al 50% delle presenze totali. Osservando lo storico degli ingressi in IPM dal 2007 al 2024, è dal 2007 che non si registrava un numero così elevato di ragazzi stranieri detenuti: considerando il flusso in entrata, si è passati infatti da 358 nel 2020 a 634 nel 2024.

Secondo la scheda del Garante dei diritti delle persone private della libertà della Regione Lazio afferente all’istituto penale minorile di Roma, questo è composto da tre palazzine detentive: due maschili, di cui una per minori e una per giovani adulti, e una femminile. Una volta che si entra in istituto, tuttavia, si nota come tale suddivisione non sia reale a causa delle problematicità di gestione dei ragazzi che comporta la necessità di collocare minori e giovani adulti nella stessa palazzina. Rispetto alla struttura femminile, anche questa presenta non poche problematicità: fino a poco tempo fa era stato costruito un muro per collocare anche i ragazzi qui, probabilmente coloro che avrebbero avuto possibilità di accesso al lavoro esterno tramite l’art. 21 o.p., riducendo però lo spazio a disposizione delle ragazze. Attualmente sembrerebbe che tale muro sia stato rimosso.

Sono presenti vari altri spazi adibiti alle attività culturali, ricreative e sportive: una palestra, un teatro, un campo da calcio in prato sintetico, un campo da basket in cemento, un cortile per ogni palazzina, ed una palazzina attività con aule scolastiche e una biblioteca ben curata, una falegnameria ed altri locali dedicati alle varie attività presenti. Ai ragazzi è garantito, altresì, la possibilità di seguire un corso per parrucchieri, attività di podcasting, un corso per pizzaiolo, un laboratorio di arti decorative. Tra le attività sportive è previsto anche il rugby, mentre le ragazze hanno accesso anche ad un corso di serigrafia.

Principali criticità

Garanti in primo luogo evidenziano come le proteste e l’atteggiamento dei ragazzi (sia tra loro che nei confronti del personale di polizia penitenziaria) siano sintomo evidente di una sofferenza.

Il Garante Regionale del Lazio, Stefano Anastasia, e la Garante Comunale di Roma Capitale, Valentina Calderone, a seguito di una visita svoltasi nel dicembre del 2024, hanno indirizzato una lettera al Capo del Dipartimento di Giustizia Minorile e di Comunità, Antonio Sangermano, per sottolineare le gravi criticità riscontrate all’interno dell’IPM di Roma. I Garanti – nella loro lettera – in primo luogo evidenziano come le proteste e l’atteggiamento dei ragazzi (sia tra loro che nei confronti del personale di polizia penitenziaria) siano sintomo evidente di una sofferenza legata ad una situazione al collasso che non riesce a trovare soluzioni adeguate. Tale situazione critica è altresì legata al preoccupante sovraffollamento in cui versa l’istituto, con presenze superiori alla capienza regolamentare come regolarità.

Notevoli difficoltà sono legate al personale di polizia penitenziaria, in forte carenza di organico e in una situazione di perenne criticità operativa. L’assenza del personale comporta che ai ragazzi non sia regolarmente consentito l’accesso alle diverse attività previste dall’istituto, compresa la scuola. Ciò ha comportato che i ragazzi passino lunghi momenti della giornata senza nulla da fare, spesso dormendo fino a tardi ed uscendo pochissimo dalle celle. Capita di frequente che i ragazzi vadano a scuola appena una volta a settimana e, inoltre, vengano accompagnati non prima delle 10.30 ove, invece, l’orario di inizio è fissato per le 8.30.

A fronte di tale situazione, i Garanti hanno sollecitato il Dipartimento ad assumere iniziative adeguate, soprattutto con riferimento all’accesso alle attività, fondamentali in un contesto detentivo e, a maggior ragione, quando trattasi di minori e giovani adulti.

Il Capo Dipartimento ha riscontrato la lettera, parlando di un progetto avviato unitamente alla Regione la cui finalità sarà quella di aprire due comunità socio-educative nel Lazio; in aggiunta, ha enunciato un piano di assunzione la cui finalità sarà quella di incrementare le presenze di figure professionali, soprattutto della professionalità pedagogica. Restano tuttavia le criticità legate al comparto sicurezza, soprattutto in connessione all’elevato numero di assenze per malattia, che non vengono negate dal Capo Dipartimento. Prevede, pertanto, di assumere più personale al fine di assicurare il rispetto delle attività. Non si è poi dispensato dal parlare nuovamente della riapertura di tre nuovi IPM, come se questa possa essere una soluzione reale, oltre che della volontà di aprire delle comunità in cui collocare minori portatori di patologie di tipo psichiatrico. Qui il timore è che possa verificarsi una situazione di notevole ghettizzazione.

L’osservazione di Antigone

Nel corso dell’ultima visita svolta da una delegazione di Antigone tramite l’Osservatorio minori, è emerso come fossero frequenti gli eventi critici, in particolar modo tra i minori stranieri non accompagnati.

Nel corso dell’ultima visita svolta da una delegazione di Antigone tramite l’Osservatorio minori, è emerso come fossero frequenti gli eventi critici, in particolar modo tra i minori stranieri non accompagnati. A fronte dei danneggiamenti, è previsto per i ragazzi coinvolti il risarcimento del danno e, a volte, una sanzione disciplinare (dal rimprovero orale all’isolamento). Quando si arriva a comminare la sanzione dell’isolamento, questo viene disposto per un massimo di dieci giorni da scontare all’interno della propria cella. Al tempo della visita, si prevedeva che l’isolamento escludesse il ragazzo dalle attività ricreative ma non dalla scuola. Rispetto alle ragazze, l’osservatorio rilevava un clima complessivamente disteso, complice il numero inferiore di presenze, con eventi che hanno comportato l’applicazione, come sanzione massima comminata, del richiamo.

Al tempo della visita, è stato riferito agli osservatori che l’istituto adotta un protocollo per il rischio suicidario, che parte dall’arrivo in istituto. A tale momento, si susseguono tre fasi, tutte corredate dalla redazione di una scheda: anzitutto, la registrazione in matricola; successivamente, si svolge un colloquio con gli operatori dell’area educativa e infine si svolge il colloquio con lo psicologo. Le tre schede sono poi oggetto di valutazione per vagliare il rischio suicidario. Ove emerga il rischio, il ragazzo viene posto in regime di sorveglianza.

L’obbligo scolastico è previsto fino ai 16 anni, seppur si tende a coinvolgere il più possibile anche i ragazzi più grandi al fine di garantire loro un titolo di studio.

L’obbligo scolastico è previsto fino ai 16 anni, seppur si tende a coinvolgere il più possibile anche i ragazzi più grandi al fine di garantire loro un titolo di studio. I ragazzi iscritti percepiscono una forma di sussidio di tipo economico. I corsi scolastici cui è possibile accedere sono l’alfabetizzazione, la scuola media, il biennio superiore e il biennio della scuola alberghiera. Vi è anche una ragazza che frequenta l’università tramite La Sapienza.

La formazione professionale è un altro aspetto che porta con sé alcune criticità, poiché è difficile riuscire a garantire una frequenza costante che porti ad una formazione efficace poiché le permanenze in istituto sono -in media- brevi. Si prediligono pertanto corsi che rilascino attestati di competenza. Al momento della visita i ragazzi svolgevano lavori di falegnameria e lavorazione dei metalli, mentre si erano da poco tempo conclusi i corsi da parrucchiere e giardinaggio. Nella partecipazione ai corsi di formazione si rilascia un’autorizzazione ex art. 21 o.p., interno, e si prevede la corresponsione di una somma di denaro. Le ragazze non avevano un ampio accesso a corsi di formazione dato il numero esiguo delle stesse.

Un importante passo in avanti è stato compiuto grazie all’associazione FuoriRiga – che si occupa della gestione della biblioteca – che ha avviato un corso di scrittura creativa per le ragazze e, inoltre, ha assegnato due borse di lavoro di 300 ore a due ragazzi. I lavori interni vengono attribuiti ai ragazzi e alle ragazze su turnazione, al fine di consentire a tutti di percepire una piccola somma di denaro.

Da un paio di anni, in particolare dal 2024, l’istituto ha vissuto in un costante clima di fibrillazione, causato dalle proteste poste in essere dai ragazzi ristretti.

L’istituto si presenta come destinatario di trasferimenti provenienti da tutta Italia sia per sfollamento sia per accogliere le ragazze provenienti da altri istituti che non possono permanere nell’istituto di provenienza a causa dei numeri di detenzione elevati. Molti dei ragazzi trasferiti sono minori stranieri non accompagnati trattati – come spesso Antigone ha rilevato – come pacchi postali e ritenuti più semplici da ricollocare per presunte carenze di connessione con il territorio. Da un paio di anni, in particolare dal 2024, l’istituto ha vissuto in un costante clima di fibrillazione, causato dalle proteste poste in essere dai ragazzi ristretti. Non si può negare che questa sia una risposta dei ragazzi a un sistema che non riscontra le loro esigenze e che li marginalizza sempre di più. Si tratta di per sé di un’utenza che parte come particolarmente dedicata, trovandosi in piena adolescenza o nei primi anni in cui tale periodo termina. Si aggiunge una connessione al circuito criminale a volte dettata dal bisogno. La scelta di favorire la permanenza in massa negli istituti penali non rappresenta, evidentemente, una soluzione adeguata.

Lo sportello di informazione legale di Antigone

Intesa Sanpaolo, nell’intento di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile SDG nel quadro dell’Agenda 2030, con la propria piattaforma di crowdfunding For Funding a supporto del terzo settore attraverso il programma Formula – Quarta Edizione realizzata in collaborazione con CESVI, ha scelto di coinvolgere l’Associazione Antigone, per la realizzazione del progetto Squadra Dentro: sport e carcere. Il progetto si sostanzia in diverse azioni: all’interno dell’Ipm di Casal del Marmo è stato creato uno Sportello di informazione legale e di accompagnamento al rilascio gestito da Antigone; sempre all’interno dell’IPM di Roma è stato organizzato un Corso per aiuto allenatori per i ragazzi dell’Istituto, realizzato dell’ente Ecos – Europe; nella Casa di solidarietà Don Mario Picchi (Ceis), una comunità che accoglie minori italiani e stranieri, si sta creando una squadra di calcio formata da giovani provenienti da percorsi civili e penali, insieme ad Atletico Diritti.

Guardando nello specifico all’attività di sportello, Antigone svolge da diversi anni e in diversi istituti penitenziari, non solo a Roma, attività di sportello informativo e opera oggi anche all’interno di Casal del Marmo. Gli operatori entrano regolarmente in Istituto da novembre 2024, collaborando costantemente con l’area educativa e incontrando i ragazzi ristretti.

La volontà di attivare uno sportello di questo tipo ha riscontrato da subito l’entusiasmo tanto della direzione quanto dell’area educativa.

La volontà di attivare uno sportello di questo tipo ha riscontrato da subito l’entusiasmo tanto della direzione quanto dell’area educativa, che contavano e contano molto sul supporto che Antigone può offrire, ciò soprattutto nella gestione delle problematiche burocratiche che coinvolgono i ragazzi stranieri.

Sin dall’inizio della sua attività, infatti, lo Sportello si è occupato prevalentemente di questioni attinenti il diritto dell’immigrazione, in particolare, della complessa tematica dei permessi di soggiorno. Occorre partire dalla considerazione che la maggior parte dei ragazzi presenti in istituto (percentuale che oscilla tra il 70% e il 75%) sono stranieri; tra questi, la maggior parte sono minori stranieri non accompagnati. La normativa relativa al diritto dell’immigrazione, come noto, è piuttosto complessa e oggetto di mutamenti normativi frequenti che hanno contribuito ad acuire la confusione. Per quanto riguarda i minori stranieri sottoposti ad una misura di privazione della libertà personale, la normativa presenta delle evidenti lacune. A questo quadro si aggiunge la difficoltà di dialogare con le Questure, competenti in base al luogo di collocamento del minore, che adottano prassi proprie che spesso variano molto tra loro e non consentono di individuare una modalità operativa che sia coerente. Come se non bastasse, i ragazzi spesso provengono da comunità civili e penali che hanno l’onere di avviare i percorsi di richiesta dei documenti non appena gli interessati vi facciano ingresso ma è frequente che vi siano enormi difficoltà nel ricostruire con precisione i percorsi dei ragazzi, con conseguente impossibilità di risalire alla Questura ove dovrebbe essere pendente la pratica. Lo sportello affronta questa tipologia di difficoltà, tentando di individuare, per quanto possibile, una prassi adeguata.

L’ingresso all’interno dell’IPM consente di acquisire un punto di vista privilegiato su quella che è la reale quotidianità tanto dei ragazzi quanto delle persone che, a vario titolo, si trovano ad operare in questo contesto.

L’ingresso all’interno dell’IPM consente di acquisire un punto di vista privilegiato su quella che è la reale quotidianità tanto dei ragazzi quanto delle persone che, a vario titolo, si trovano ad operare in questo contesto. Il confronto con le diverse professionalità, ha fatto emergere una grande preoccupazione legata ai tempi che cambiano. Vi sono infatti persone che lavorando in istituto da molti anni, hanno vissuto sulla loro pelle l’evoluzione normativa e politica, le diverse modalità di gestione dei ragazzi e, soprattutto, il consolidarsi del “modello Italia” relativo all’ottima gestione del sistema penale minorile e del conseguente progressivo declino di tale modello, soprattutto nel corso degli ultimi anni. I numeri crescono, le tutele si riducono, la voce del personale resta inascoltata e i vari interventi di riforma si sono sempre mossi in direzioni che si sono limitate a interventi emergenziali e mai realmente risolutivi.

È indubbio che il Decreto Cutro, smantellando parte del sistema di accoglienza italiana, ha reso potenzialmente maggiore l’ingresso di questi ragazzi nei circuiti penali.

Tra le problematiche più evidenti c’è il numero crescente di MSNA all’interno degli istituti penitenziari. Le ragioni che spingono un minore ad affrontare un viaggio disumano per poter accedere in Europa sono diverse, ma tutte accomunate dalla necessità di conseguire condizioni di vita dignitose. Sotto tale profilo, è indubbio che il Decreto Cutro, smantellando parte del sistema di accoglienza italiana, ha reso potenzialmente maggiore l’ingresso di questi ragazzi nei circuiti penali. L’approssimarsi verso i circuiti criminali è spesso legata alla volontà di costoro di ottenere una fonte di guadagno, anche per poter inviare un sostentamento economico alle proprie famiglie. Spesso si tratta di personalità facilmente influenzabili che vengono sfruttate da persone più grandi per commettere crimini c.d. “da strada”, spaccio, furti e rapine principalmente. Di frequente, inoltre, si convincono i ragazzi a commettere reati attraverso la somministrazione di farmaci, da cui si sviluppano forme di dipendenza. Si ricorre a ragazzi giovani poiché –teoricamente- il sistema penale minorile italiano prevede condanne più morbide e maggiori tutele ove i ragazzi commettano reati ancora minorenni. Spesso, tuttavia, questi ragazzi accumulano diverse condanne a cui si sommano i procedimenti avviati a seguito della condotta tenuta in istituto. La gestione della vita detentiva dei ragazzi stranieri si aggrava a causa della carenza dei mediatori linguistici. Spesso, infatti, i ragazzi non parlano l’italiano o lo comprendono a stento. Sono presenti a Casal del Marmo soltanto tre mediatori che operano con un numero esiguo di ore settimanali, nonostante i mediatori per i ragazzi siano un fondamentale punto di riferimento. Si creano poi dei gruppi di ragazzi che si coalizzano per nazionalità, cui consegue la necessità di tenerli separati, con una suddivisione che oramai non distingue più tra giovani adulti e minori ma che si basa principalmente sull’applicazione di divieti di incontro.

I divieti di incontro provocano notevoli difficoltà anche nell’accesso alle attività.

Tale ultimo punto conduce verso una ulteriore riflessione: i divieti di incontro provocano notevoli difficoltà anche nell’accesso alle attività. I ragazzi devono essere suddivisi in base ai predetti divieti di incontro, il che comporta un accesso alle attività ridotto e spesso quasi inesistente. L’esempio più evidente è costituito dalla scuola: i ragazzi finiscono per fare appena una giornata scolastica a settimana per poche ore. Di recente, si è cercato di risolvere il problema attraverso degli ordini di servizio che richiedono un intervento diretto nelle attività anche dell’area educativa. Si prevede che anche i componenti di tale area entrino nelle varie palazzine prima dell’inizio delle attività scolastiche per favorirne l’avvio. Inoltre, sono riprese le attività in comune tra ragazze e ragazzi coinvolgendo, tra questi ultimi, solo coloro che si fossero mostrati maggiormente tranquilli nella quotidianità detentiva. Per tutti gli altri, le attività restano separate e le ore scolastiche si svolgono in altre aule.

Il 2024 poi è stato caratterizzato, nei vari Ipm in Italia, da numerosi atti di protesta da parte dei ragazzi ristretti, in particolare nell’Istituto di Casal del Marmo.

Il 2024 poi è stato caratterizzato, nei vari Ipm in Italia, da numerosi atti di protesta da parte dei ragazzi ristretti, in particolare nell’Istituto di Casal del Marmo. Le ragioni che muovono tali proteste sono varie e difficilmente categorizzabili, tuttavia spesso nascono come manifestazioni del disagio detentivo o di carenze che vivono i ristretti.

La struttura risente di tali dinamiche e si è presentata in alcuni momenti sporca e malmessa. I ragazzi, ad esempio, sono rimasti senza riscaldamento per buona parte dell’inverno. Stupisce il mancato celere intervento nel ristabilire una condizione adeguata, motivato anche dalla carenza di risorse economiche. Si preferisce, in ogni caso, lasciare i ragazzi a coprirsi con tutto ciò che hanno a disposizione (giacche, giubbotti e persino accappatoi) piuttosto che intervenire per risolvere il problema.

Le molte assenze e la carenza di organico comportano che spesso i ragazzi non vengano condotti alle attività proprio perché non vi è personale che possa accompagnarli.

Un cenno deve poi essere fatto al clima generale presente in istituto. L’area educativa e l’area sicurezza dialogano con fatica, dinamica diffusa anche negli istituti per adulti. Tuttavia, negli Istituti per minori tale criticità impatta maggiormente e tende a comprimere l’azione educativa a favore di esigenze di sicurezza, in netto contrasto con il dettato normativo. L’area educativa è stata interessata da due blocchi di ingressi di nuovi funzionari, quattro lo scorso anno e cinque di recente, che hanno consentito di arricchire l’organico, portandolo pressoché in linea con quanto previsto. Di contro, il personale di polizia penitenziaria lamenta una forte carenza di organico e difficoltà assolute di gestione. Bisogna tuttavia evidenziare come il numero effettivo di agenti a lavoro spesso sia ridotto a causa delle numerose assenze, motivate per diverse ragioni. Le molte assenze e la carenza di organico comportano che spesso i ragazzi non vengano condotti alle attività proprio perché non vi è personale che possa accompagnarli. Inoltre, il personale si presenta con un turnover elevato e di recente si è visto l’ingresso di nuovi agenti ma tutti notevolmente giovani, che spesso si ritrovano da soli all’interno delle singole palazzine. Occorre tuttavia aprire una riflessione anche su tale aspetto: non è un problema meramente numerico, si confonde spesso la corretta e tranquilla gestione di un istituto con un elevato contingente di polizia penitenziaria a supporto. Come ribadito in più occasioni dall’Associazione Antigone, è necessario riflettere e ripensare l’organizzazione numerica del personale penitenziario, sia per la detenzione minorile che per quella degli adulti. La prospettiva ideale è quella di aumentare il personale dell’area educativa, partendo dal presupposto per cui sopperendo alle varie carenze strutturali e di risorse degli istituti, si potrebbe garantire meglio anche la gestione della sicurezza. Da ultimo, la reintroduzione della divisa per gli agenti anche negli istituti penali minorili rappresenta un notevole passo indietro, allineandosi con il pensiero securitario che oramai investe l’intero paese.

Casi studio e conclusioni

Al fine di rendere maggiormente completo il quadro che si sta cercando di delineare, si ritiene utile riportare un paio di casi emblematici.

Il caso di E.A., ragazzo che è venuto in Italia tramite la rotta del Mediterraneo e che si è ritrovato a passare attraverso diverse comunità di accoglienza.

È il caso di E.A., ragazzo che è venuto in Italia tramite la rotta del Mediterraneo e che si è ritrovato a passare attraverso diverse comunità di accoglienza per poi finire nel circuito del piccolo crimine di strada. Gli contestano aggressione a pubblico ufficiale e si ritrova completamente solo sul territorio italiano, senza familiari e senza altri riferimenti. Tale stato di abbandono è evidente nel vissuto del ragazzo e nelle poche prospettive che sembrano presentarsi per lui. Ha compiuto, infatti, la maggiore età mentre si trovava all’interno dell’IPM e adesso la richiesta di ottenimento dei documenti necessari per la permanenza regolare sul territorio si presenta come notevolmente complessa.

La storia di E.Y., anche lui arrivato in Italia tramite la rotta del Mediterraneo, nel suo caso per raggiungere – sembrerebbe – il fratello.

È anche la storia di E.Y., anche lui arrivato in Italia tramite la rotta del Mediterraneo, nel suo caso per raggiungere – sembrerebbe – il fratello, oramai stabile in Italia, a Milano in particolare. Da subito si perde tra i vari passaggi di comunità e viene coinvolto all’interno di un gruppo di ragazzi, anche più grandi, che lo spingono alla commissione di rapine e simili delitti. Viene posto in reclusione a Milano e poi, per sfollamento, viene portato a Roma. Questo come esempio emblematico della poca attenzione che si pone nei confronti dei minori stranieri; nel caso di specie, non è stata tenuta in considerazione la presenza del fratello che avrebbe ipoteticamente potuto prendersene cura. Anche lui, non ha i documenti necessari per la permanenza regolare sul territorio.

In conclusione, come rilevato in plurime occasioni, ciò che si nota è che il sistema penale minorile assomiglia sempre di più alla gestione del mondo penitenziario così come pensato per gli adulti. Non può non considerarsi un passo indietro, posto che la gestione del sistema penale e penitenziario minorile ha sempre rappresentato motivo di vanto per l’Italia. È fondamentale ribadire la necessità di rendere la detenzione per i minori in Italia l’ultima scelta possibile, soprattutto quando è in corso il processo, evitando l’abuso della custodia cautelare.