Costi

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1024 538 XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

 

Caro carcere, quanto ci costi?

Contemporaneamente il bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) è cresciuto 18,2% passando da 2,6 a 3,1 miliardi, una cifra che batte ogni record negli ultimi 14 anni e rappresenta il 35% del bilancio del Ministero della Giustizia.

Ogni anno lo Stato italiano spende oltre 8 miliardi per l’amministrazione della giustizia e il 35% di queste risorse finisce nel carcere. Si tratta di cifre che, nonostante rappresentino una piccolissima parte del bilancio complessivo dello Stato, sono in graduale aumento negli ultimi anni e mostrano l’importanza che la giustizia riveste nel nostro paese spesso a scapito della scuola, università, ricerca e di altre politiche di inclusione sociale.
Fra il 2017 e il 2021 il bilancio del Ministero della Giustizia è cresciuto del 13,2% passando da 7,8 a 8,8 miliardi. Contemporaneamente il bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) è cresciuto 18,2% passando da 2,6 a 3,1 miliardi, una cifra che batte ogni record negli ultimi 14 anni e rappresenta il 35% del bilancio del Ministero della Giustizia.

Il bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

Dall’analisi del bilancio del DAP degli ultimi cinque anni notiamo che tutti i capitoli di spesa eccetto il capitolo “personale amministrativo e magistrati” hanno subito un aumento, a volte anche considerevole. In particolare, rispetto al 2017 il capitolo “gestione e assistenza del personale del programma Amministrazione Penitenziaria” è aumentato di sei volte passando da 7,8 a 55,4 milioni. Segue il capitolo legato all’edilizia penitenziaria, che è aumentato di quasi quattro volte, passando da 25,6 a 127,3 milioni (con un incremento consistente fra il 2020 e il 2021 dovuto principalmente alla ripartizione di fondi investimenti). Il capitolo più sostanzioso rimane comunque quello inerente al personale di polizia penitenziaria, che è anche la figura professionale con la presenza più consistente all’interno del mondo penitenziario. In questo caso l’aumento è del 10% rispetto al 2017; con 2,1 miliardi questo capitolo di spesa rappresenta il 67,8% del bilancio del DAP per il 2021. Aumentano invece del 43% fra il 2017 e il 2021 gli stanziamenti per il capitolo denominato “accoglienza, trattamento penitenziario e politiche di reinserimento delle persone sottoposte a misure giudiziarie” che raggiunge così i 321 milioni. Seguono poi in termini di crescita nello stesso periodo il capitolo “servizi tecnici e logistici connessi alla custodia delle persone detenute” (+26,9%) e il capitolo “supporto per l’erogazione dei servizi penitenziari” (+21%). Come già puntualizzato in controtendenza il capitolo sul personale amministrativo e magistrati, che perde il 7,7% rispetto al 2017.

Scendendo nel dettaglio di alcune voci, si nota che rispetto al 2020 rimangono gli stessi fondi destinati alla manutenzione ordinaria degli immobili (24 milioni) mentre aumentano quelli per canoni, utenze, riparazioni di mobili e arredi, funzionamento del servizio sanitario e farmaceutico, e mantenimento detenuti tossicodipendenti presso comunità terapeutiche (da 152 a 168 milioni). Rimangono invariate le spese riguardanti la rieducazione dei detenuti (6,8 milioni), che comprendono l’organizzazione e lo svolgimento delle attività d’istruzione e scolastiche (5,6 milioni), culturali e ricreative (822 mila euro), e quelle per le mercedi (118 milioni). Aumentano le spese per il mantenimento dei detenuti (da 124 a 132 milioni di cui 125,8 sono dedicati al vitto e ad altri servizi e 4,5 milioni a professionisti psicologi per le attività di osservazione e trattamento dei detenuti). Come previsto dalla legge di previsione di bilancio 2021, sono stati aggiunti 20 milioni di fondi “al fine di garantire la realizzazione di interventi straordinari per l’ampliamento e l’ammodernamento degli spazi e delle attrezzature destinate al lavoro dei detenuti”. Questi fondi sono stati destinati all’allestimento di laboratori e opifici al fine di ampliare le lavorazioni penitenziarie. Ci auspichiamo che in questo modo aumentino le possibilità lavorative per tutti i detenuti. Infine, sempre su indicazione della legge di bilancio 2021, si nota una nuova voce di 5 milioni per la digitalizzazione e il cablaggio degli istituti penitenziari.

Nostra elaborazione su dati delle Leggi di bilancio per gli anni 2017-2021.

Il bilancio del Dipartimento di Giustizia Minorile e di Comunità

Il bilancio del Dipartimento di Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC) è molto più contenuto rispetto a quello del DAP. Si tratta infatti di meno di un decimo delle risorse per un sistema che si occupa di minori, giovani adulti e dell’area penale esterna. Si tratta di 283,8 milioni, in aumento di 10 milioni rispetto all’anno scorso e di quasi 50 milioni rispetto al 2017. L’aumento più consistente si nota fra il 2016 e il 2017 in corrispondenza dello spostamento dell’area penale esterna dal DAP al DGMC. In quel caso l’aumento del budget fu di più di 90 milioni e, per quello che si riesce a ricostruire, la maggior parte dei fondi in più andarono al capitolo di spesa relativo al personale amministrativo e magistrati, che sono le figure professionali che si occupano delle misure alternative e messe alla prova.

Fra i principali capitoli di spesa per il 2021 si trovano: “personale amministrativo e magistrati”, a cui sono destinati quasi la metà dei fondi del DGMC (+10% dal 2017), “polizia penitenziaria” a cui va un quarto delle risorse del DGMC (+20% dal 2017) e il capitolo “trattamento, interventi e politiche di reinserimento delle persone sottoposte a misure giudiziarie, attuazione provvedimenti autorità giudiziaria” a cui è destinato il 15% delle risorse (+33% dal 2017).

Nostra elaborazione su dati delle Leggi di bilancio per il 2021.

La proposta di Antigone rimane quindi quella di potenziare l’area penale esterna ma con l’intento di ridurre il ricorso al carcere.

Una transizione possibile o una vana speranza?

Prima di concludere con due riflessioni su come queste risorse potrebbero essere diversamente investite, è utile effettuare una grossolana comparazione dei costi dei due Dipartimenti. Mentre i numeri di minori e giovani adulti rimangono sempre molto bassi, l’area penale esterna coinvolge circa 60.000 persone fra misure alternative alla detenzione, messe alla prova e altre misure. Attualmente invece il carcere ospita circa 53.000 persone ma un anno fa erano oltre 61.000. Considerando questi numeri, il costo giornaliero approssimato per persona dell’area penale esterna è di circa 12€ mentre il costo giornaliero di un detenuto (calcolato sempre su 60.000) ammonta a 143€.

La seconda proposta deriva da un bisogno rilevato durante le nostre visite negli istituti penitenziari e potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella riduzione della recidiva. La necessità è quella di dare una continuità al sostegno ai detenuti che alla conclusione della loro pena escono dagli istituti penitenziari. Spesso infatti gli ex detenuti si ritrovano nella stessa situazione economica, personale o sociale che inizialmente li aveva portati a compiere un reato (e quindi in carcere) e che potrebbe quindi portarli a compiere ulteriori atti criminosi. La proposta è quella di potenziare l’area penale esterna o, meglio ancora, i servizi sul territorio per potenziare in maniera incisiva il servizio di accompagnamento per gli ex detenuti perché possano proseguire o cominciare eventuali percorsi di istruzione, formazione, ricerca di un lavoro o cura delle dipendenze.

Queste due proposte non solo diminuirebbero la recidiva ma di conseguenza andrebbero a incidere positivamente sul carcere che, a fronte di un’utenza numericamente minore, avrebbe più risorse a disposizione per concentrarsi sui detenuti che magari hanno compiuto reati più gravi e che quindi hanno bisogno di più sostegno per reintegrarsi all’interno della società.

È evidente che un maggior investimento nell’area penale esterna e la riduzione dell’utenza penitenziaria comporterebbero un notevole risparmio sul fronte penale, purtroppo però a oggi l’aumento dei numeri dell’area penale esterna non sembra corrispondere alla diminuzione dei numeri del carcere, anzi, la tendenza è esattamente quella opposta. Ciò significa che i numeri in aumento dell’area penale esterna, invece che ad andare a erodere i numeri del carcere, sono probabilmente il risultato del coinvolgimento di persone che hanno compiuto reati di entità lieve o lievissima che alcuni anni fa non sarebbero stati posti sotto il controllo penale. La proposta di Antigone rimane quindi quella di potenziare l’area penale esterna ma con l’intento di ridurre il ricorso al carcere.