XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

La tortura in carcere in Italia. La panoramica sui processi.

La tortura in carcere in Italia. La panoramica sui processi.

La tortura in carcere in Italia. La panoramica sui processi.

1024 538 XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

Claudio Paterniti Martello

La tortura in carcere in Italia

Il 15 gennaio 2021, per la prima volta, un tribunale italiano ha condannato un funzionario pubblico accusato di tortura.

Il 15 gennaio 2021, per la prima volta, un tribunale italiano ha condannato un funzionario pubblico accusato di tortura. Era un agente di polizia penitenziaria che nel 2017 aveva torturato un uomo detenuto nel carcere di Ferrara. Fino a luglio 2017 questa condanna non sarebbe stata possibile, il reato di tortura non esisteva. Per anni abbiamo combattuto affinché venisse introdotto nel nostro codice penale. Alla fine ce l’abbiamo fatta, è arrivata una legge non conforme all’articolo 1 della convenzione ONU ma, come la realtà dei tribunali, dimostra, del tutto applicabile. E applicata, da qualche settimana in qua. Non si gioisce mai per una condanna, e infatti non abbiamo gioito. Ma la decisione del Tribunale di Ferrara ha una portata storica, perché afferma che nessuno, neanche se ha una divisa e si trova in carcere, è superiore di fronte alla legge.

Ma la decisione del Tribunale di Ferrara ha una portata storica, perché afferma che nessuno, neanche se ha una divisa e si trova in carcere, è superiore di fronte alla legge.

Anzi, ancora meno chi quella divisa la macchia, venendo meno alla sua funzione di garante della legge. La tortura c’è da sempre. Ma in passato fatti del genere non sono stati perseguiti adeguatamente. Adesso le cose sono cambiate. Poche settimane dopo, il 17 febbraio 2021, è stata la volta del Tribunale di Siena: 10 agenti di polizia penitenziaria che lavoravano nel carcere di San Gimignano sono stati condannati per tortura e lesioni aggravate. Altri episodi che richiedono verifiche rigorose in sede processuale sono allo studio di varie Procure. Speriamo che si arrivi alla verità, e che ci si arrivi il più presto possibile. 

Crediamo che gli agenti di Polizia penitenziaria debbano sentirsi protetti da decisioni del genere. Il rapporto di fiducia tra i cittadini e i custodi della legalità non può e non deve essere intaccato da quei pochi – e sono pochi – che commettono crimini.  

Riportiamo qui di seguito l’elenco dei procedimenti penali attualmente aperti che hanno per oggetto presunti episodi di tortura avvenuti nelle carceri italiane.

Ferrara

Il 15 gennaio 2021 per la prima volta un agente di polizia penitenziaria viene condannato a tre anni di reclusione per tortura inflitta a una persona detenuta. I fatti risalgono al 2017. Secondo la ricostruzione, 3 agenti di polizia penitenziaria entrarono nella cella di una persona detenuta per una perquisizione. Uno ne uscì, e si mise di guardia in corridoio. Gli altri due restarono all’interno. Uno dei due fece inginocchiare il detenuto, lo ammanettò o lo pestò. Il detenuto reagì con una testata, che pagò con un ulteriore pestaggio. Poi gli agenti si allontanarono, lasciandolo in cella ammanettato. L’agente condannato aveva optato per il rito abbreviato. Gli altri due hanno optato per il rito ordinario, di cui si è in attesa. Il processo avrà tra gli imputati anche un’infermiera, accusata di falso e favoreggiamento. 

  1. San Gimignano

Il 17 febbraio 2021 10 agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano vengono condannati per tortura e lesioni aggravate in concorso. Le pene vanno dai 2 anni e 3 mesi ai 2 anni e 8 mesi. Per la seconda volta in poche settimane viene applicata la legge contro la tortura. L’episodio oggetto delle indagini e del processo risale all’ottobre 2018, quando secondo la ricostruzione un detenuto tunisino ha subito pestaggi brutali. La Procura del Tribunale di Siena, nell’ottobre del 2019, aveva contestato il reato di tortura a 15 agenti. 10 sono stati condannati a febbraio, 5 sono stati rinviati a giudizio a novembre del 2020. Per loro si aspetta il rito ordinario. In quest’ultimo procedimento Antigone si è costituita parte civile. Durante l’udienza con cui è stato disposto il rinvio a giudizio è stato giudicato, con rito abbreviato, anche un medico del carcere, che è stato condannato a 4 mesi di reclusione per rifiuto di atti d’ufficio, per non aver visitato e refertato la vittima. 

  1. Torino 

I fatti risalgono al 2017 e consisterebbero in decine di episodi di violenza brutale di cui avrebbero fatto le spese dei detenuti della casa circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno”. Gli episodi sono stati denunciati dalla Garante comunale delle persone private della libertà e dal Garante Nazionale. Nelle indagini sono coinvolti 25 agenti, indagati per tortura. A diverso titolo sono coinvolti anche il comandante di reparto, il direttore del carcere e un leader sindacale, indagati per altri reati. A seguito dell’esposto presentato dal Garante nazionale, Antigone ne ha presentato uno suo. A condurre l’inchiesta è il Nic, il gruppo investigativo della Polizia Penitenziaria. A fine luglio 2020 l’Amministrazione penitenziaria ha assunto provvedimenti disciplinari nei confronti di tutti gli agenti coinvolti. Direttore e comandante invece sono stati trasferiti in altro istituto. ll 25 agosto 2020 Antigone ha avanzato richiesta per ottenere copia degli atti di indagine. È stata autorizzata. Dagli atti e dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari risulta indagato il Direttore del carcere, per il reato di favoreggiamento personale e di omessa denuncia. Si è attualmente in attesa della fissazione dell’udienza preliminare.

  1. Palermo 

A gennaio 2020 Antigone viene a conoscenza di un presunto episodio di maltrattamenti subiti da una persona detenuta. Questa persona, davanti alla Corte di Assise di Appello di Palermo, ha reso dichiarazioni spontanee con cui ha denunciato violenze che avrebbe subito all’arrivo in carcere. La Corte, riscontrati i segni in volto e ascoltato il racconto, ha trasmesso  gli atti alla Procura. A seguire Antigone ha presentato un esposto contro gli agenti per tortura e contro i medici per non avere accertato le lesioni. Le indagini sono attualmente in corso. 

  1. Milano 

A marzo 2020, nel corso dell’emergenza pandemica, Antigone viene contattata da molti familiari di persone detenute presso il Carcere di Opera, a Milano. Ci segnalano violenze, abusi e maltrattamenti nei confronti dei propri familiari, che sarebbero stati così puniti per la rivolta che avevano portato avanti in precedenza nel primo reparto. A seguire Antigone ha presentato un esposto per tortura. 

  1. Melfi 

A marzo 2020 Antigone viene contattata dai familiari di diverse persone detenute presso il carcere di Melfi. Denunciano gravi violenze, abusi e maltrattamenti subiti dai propri familiari nella notte tra il 16 ed il 17 marzo 2020, verso le ore 3.30. Come a Milano, si tratterebbe di una punizione per la protesta scoppiata il 9 marzo 2020. Le testimonianze parlano di detenuti denudati, picchiati, insultati e messi in isolamento. Molte delle vittime sarebbero poi state trasferite. Durante le traduzioni non sarebbe stato consentito loro di andare in bagno. E sarebbero state fatte firmare loro delle dichiarazioni in cui attestavano di essere cadute accidentalmente. Ad aprile 2020 Antigone ha presentato un esposto per violenze, abusi e torture. 

  1. Santa Maria Capua Vetere 

Nel mese di aprile 2020 Antigone viene contattata da familiari di varie persone detenute presso il reparto “Nilo” della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. La causa sono i presunti abusi, violenze e torture che alcuni detenuti avrebbero subito nel pomeriggio del 6 aprile 2020, anche qui come ritorsione per la protesta del giorno precedente, la quale aveva fatto seguito alla notizia secondo cui vi era nell’istituto una persona positiva al coronavirus. I medici avrebbero visitato solo alcune delle persone detenute poste in isolamento, non refertandone peraltro le lesioni. A fine aprile 2020 Antigone ha presentato un esposto per tortura, percosse, omissione di referto, falso e favoreggiamento. A giugno 2020 la Procura fa notificare dai carabinieri avvisi di garanzia a 44 agenti di polizia penitenziaria indagati per tortura, abuso di potere e violenza privata. Agli atti dell’inchiesta ci sarebbero video che mostrano i pestaggi, detenuti inginocchiati e picchiati con i manganelli.  

  1. Pavia 

A marzo 2020 Antigone viene contattata dai familiari di alcune persone detenute nel carcere di Pavia che avrebbero subito violenze, abusi, e trasferimenti arbitrari dopo le proteste di alcuni giorni prima. La polizia le avrebbe colpite, insultate, private degli indumenti e lasciate senza cibo. Ai detenuti trasferiti non sarebbe stato permesso di portare alcun effetto personale né di avvisare i familiari. A fine aprile Antigone ha presentato un esposto per violenze, abusi e tortura. Le indagini sono attualmente in corso. Diverse persone sarebbero state già sentite dalle autorità inquirenti.

  1. Monza 

I fatti risalgono ad agosto 2019 e riguardano la violenta aggressione fisica denunciata da un detenuto, che sarebbe avvenuta nel corridoio della sezione in cui si trovava. A fine settembre 2019 Antigone presenta un esposto, che si affianca alla denuncia presentata dalla vittima. Il magistrato, nel corso del procedimento, acquisisce le videoregistrazioni relative a quanto accaduto. Nel febbraio del 2020 viene avviato il procedimento per tortura contro alcuni agenti. A ottobre 2020 Antigone deposita un sollecito per la chiusura delle indagini preliminari. Il 5 ottobre 2020 la Procura della Repubblica avanza richiesta di archiviazione per l’ipotesi di tortura a carico di alcuni agenti e per l’ipotesi di rifiuto di atto d’ufficio a carico di un medico penitenziario, che non avrebbe visitato il detenuto dopo le violenze e dopo l’allocazione in una cella di isolamento. A novembre Antigone si oppone alla richiesta di archiviazione. L’udienza preliminare innanzi al Tribunale di Monza a carico di 5 agenti di polizia penitenziaria per i reati di lesioni aggravate, falso, calunnia, violenza privata, abuso d’ufficio e omessa denuncia a danno della vittima è stata fissata per il 20 aprile 2021.