XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

Sulla trincea dei diritti. Il lavoro del Difensore civico di Antigone

Sulla trincea dei diritti. Il lavoro del Difensore civico di Antigone

Sulla trincea dei diritti. Il lavoro del Difensore civico di Antigone

1024 538 XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

Elia De Caro – Alessandro Monacelli – Sofia Antonelli

Sulla trincea dei diritti: il lavoro del Difensore Civico di Antigone

Lo scoppio della pandemia ha fatto emergere con forza la fragilità delle condizioni di detenzione che si vivono nel nostro paese. Le immagini delle carceri (letteralmente) infiammate dalle rivolte rappresentano plasticamente la situazione di angoscia che si è respirata in detenzione in questo periodo. Quelle immagini raccontano con chiarezza una realtà ormai inconfutabile: in carcere c’è un urgente bisogno di diritti. Per tale ragione, in questi mesi più che mai, il lavoro dei volontari del Difensore Civico ha avuto un ruolo di fondamentale importanza. 

Da oltre dieci anni, il Difensore Civico di Antigone lavora a tutela dei diritti delle persone private della libertà personale, prendendo ogni giorno in carico numerose richieste di aiuto provenienti da persone detenute, dai loro familiari e talvolta anche da operatori del sociale che si occupano di reintegrazione. Il supporto fornito si articola principalmente lungo due direttrici: da un lato, informazione e promozione rivolta ai detenuti sui diritti che li riguardano; dall’altro, assistenza nella attivazione di tali diritti, tramite la predisposizione di istanze, reclami e segnalazioni alle Autorità competenti. Come sempre, nella risoluzione dei casi, il Difensore Civico ha modo di relazionarsi con i Garanti dei diritti delle persone private della libertà, con le Direzioni degli Istituti, con le Direzioni sanitarie, con il Dap e con i Provveditorati interregionali, oltre che con le varie associazioni ed operatori che agiscono sul territorio.

Se nel 2019 il totale dei casi si attestava intorno alle 120 unità, nel 2020 si è arrivati a sfiorare le 4001)Il numero di casi si riferisce solo ai casi che hanno ricevuto un numero di protocollo. La stima, pertanto, deve considerarsi solo indicativa, poiché sfuggono inevitabilmente tutti i casi che – per vari motivi – non ricevono un numero di protocollo. A titolo di esempio si considerino: i casi seguiti telefonicamente nonché molti casi seguiti via email conclusi senza necessità di riscontri complessi. Ogni caso comporta tutta una serie di contatti, verifiche, segnalazioni, email.

I casi affrontati nel 2020

A causa dell’attuale emergenza sanitaria, nel 2020 il Difensore Civico ha ricevuto una mole di richieste ben superiore al normale carico di lavoro. Alle problematiche affrontate quotidianamente, si sono infatti aggiunte numerose richieste di aiuto relative a situazioni collegate al diffondersi del virus e alle misure emergenziali adottate per arginare tale diffusione.

Fonte: sistema di protocollo del Difensore Civico

Alla luce dei dati esposti, appare evidente come i casi seguiti nel corso del 2020 siano significativamente aumentati rispetto all’anno precedente. Se nel 2019 il totale dei casi si attestava intorno ai 120, nel 2020 si è arrivati a sfiorare i 400Di questi, circa 150 richieste provenivano da chi aveva bisogno di consigli o di assistenza per le condizioni di salute. Le segnalazioni hanno riguardato principalmente casi di contagio da Covid e situazioni di elevato rischio legate alla sussistenza di patologie pregresse. Altra grande percentuale di richieste ha riguardato i benefici penitenziari e le misure alternative, in particolare quelle previste in via straordinaria dai decreti Cura Italia e poi Ristori. Per facilitare l’accesso a tali misure, nel corso del 2020 Antigone ha predisposto e messo a disposizione sul proprio sito internet alcuni modelli di istanza.2) Consultabili al seguente link: https://www.antigone.it/campagne/carcere-e-covid19 Come noto, il maggiore impatto sul mondo penitenziario è arrivato dalla separazione ancora più netta con il mondo esterno. La sospensione dei colloqui visivi ha comportato un profondo senso di angoscia e solitudine nella popolazione detenuta e nei loro cari. Ne sono prova il gran numero di richieste pervenute al Difensore relative alle tempistiche e alle modalità di svolgimento dei colloqui da remoto nonché all’invio di pacchi ai familiari detenuti, possibilità negata in alcuni Istituti per motivi igienico-sanitari. Infine, sono sedici le segnalazioni ricevute in tema di abusi e maltrattamenti. Con tale dicitura vengono indicate tutte le segnalazioni che arrivano ad Antigone riguardanti un presunto uso illegittimo della forza da parte del personale di custodia.

A conclusione di tale analisi preme sottolineare una considerazione: ogni “caso” sopra enumerato corrisponde a una persona detenuta o a un suo familiare, con i quali i nostri volontari instaurano un rapporto (per lo più epistolare) che può durare mesi.

Tante sono le segnalazioni che ci arrivano in ordine a una crescente difficoltà per le attuali condizioni di detenzione

Diritti in quarantena 

L’esame complessivo dei casi ci pone a conoscenza di una vasta parte della quotidianità detentiva negli istituti di pena del nostro paese attraverso quanto riferito direttamente da chi vive quotidianamente la detenzione e la fase successiva di reintegrazione in società: detenuti, familiari, ma anche medici, operatori sociali, educatori. Un racconto a molte voci che quest’anno con le centinaia di segnalazioni ricevute ci permette di analizzare e ricostruire tale dimensione della quotidianità detentiva in molti istituti. 

Tante sono le segnalazioni che ci arrivano in ordine a una crescente difficoltà per le attuali condizioni di detenzione date da un aumento del tempo di permanenza in cella, da una rarefazione delle attività educative e trattamentali, da un limitato accesso al lavoro, da una maggiore difficoltà a ricevere prestazioni sanitarie in tempi adeguati, dalla quasi impossibilità di praticare nelle condizioni attuali qualsivoglia attività sportiva, fino a una segmentazione dei colloqui spesso effettuati solo con strumenti tecnologici a distanza. A ciò si aggiunge una serie di quarantene da dover necessariamente rispettare ma che porta il tempo di permanenza in camera detentiva fino a 20 ore al giorno il che, aggiunto alla carenza di strumenti di didattica e formazione a distanza, fa sì che la funzione rieducativa della pena sia sempre più svuotata e che il tempo sofferto in detenzione sia sempre di più – come ha brillantemente segnalato il Garante nazionale dei detenuti – un tempo sottratto.

Durante il primo semestre del 2020, il Difensore Civico è arrivato così a contare circa 60 volontari, quotidianamente impegnati a rispondere a lettere, telefonate e email dei detenuti e dei loro familiari.

Lo Staff del Difensore Civico

Allo scoppio della pandemia l’ufficio del Difensore Civico si è dovuto velocemente riorganizzare, sia nelle modalità operative che nella sua composizione. Dall’inizio del lockdown si è in breve passati ad una gestione dei casi da remoto, raccogliendo le varie segnalazioni e lavorando su piattaforme online. Per far fronte all’ingente numero di richieste, al gruppo di lavoro si sono poi aggiunti i volontari degli sportelli di Antigone attivi negli istituti penitenziari romani di Rebibbia e Regina Coeli. Durante il primo semestre del 2020, il Difensore Civico è arrivato così a contare circa 60 volontari, quotidianamente impegnati a rispondere a lettere, telefonate e email dei detenuti e dei loro familiari.

Rientrata la fase emergenziale (marzo-giugno), il Difensore Civico ha ripreso a lavorare con il suo ordinario staff. Grazie alle modalità di lavoro telematiche, rispetto agli anni passati, l’ufficio può oggi contare su volontari dislocati su tutto il territorio nazionale. A loro va il principale merito del prezioso lavoro svolto dal Difensore Civico. 

Lo Staff del Difensore Civico a marzo 2021: Sonia Abis; Alicia Alonso Merino; Chiara Auria; Benedetta Centonze; Agata Bivona; Valentina Costa; Lisa Croce; Beatrice Degli Abati; Caterina Ferrante; Serenella Masotti; Rosina Mollo; Alessia Limongiello; Luna Lizzi; Edoardo Paoletti; Nicola Pipan; Valeria Polimeni; Claudia Pomata; Margherita Rinalduzzi; Giampaolo Romanzi; Francesca Stanizzi; Cristiana Taccardi; Claudia Tozzi.

References

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1 Il numero di casi si riferisce solo ai casi che hanno ricevuto un numero di protocollo. La stima, pertanto, deve considerarsi solo indicativa, poiché sfuggono inevitabilmente tutti i casi che – per vari motivi – non ricevono un numero di protocollo. A titolo di esempio si considerino: i casi seguiti telefonicamente nonché molti casi seguiti via email conclusi senza necessità di riscontri complessi. Ogni caso comporta tutta una serie di contatti, verifiche, segnalazioni, email.
2  Consultabili al seguente link: https://www.antigone.it/campagne/carcere-e-covid19