XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

Lo sportello per i diritti: l’esperienza di Bari

Lo sportello per i diritti: l’esperienza di Bari

Lo sportello per i diritti: l’esperienza di Bari

1024 538 XVII rapporto sulle condizioni di detenzione

Maria Pia Scarciglia e Ilaria Piccinino

Lo sportello per i diritti: l’esperienza di Bari

La scelta dell’attivazione di uno “Sportello dei Diritti” presso la Casa Circondariale di Bari non è stata casuale, in quanto è oggetto di alcune particolarità. E’ un carcere a vocazione sanitaria, il cui Centro clinico diagnostico riveste un ruolo centrale in fatto di cure e prestazioni a livello regionale

La Puglia è una delle regioni del sud Italia a contare più Istituti di pena.
Sono undici gli Istituti presenti sul territorio regionale la cui popolazione è a prevalenza meridionale. Il più grande per numero di detenuti è il carcere di Lecce “Borgo San Nicola”, seguito da quello di Trani, Taranto e Bari. Il resto degli istituti ha dimensioni più ridotte per numero di popolazione e strutture, ma con un identico comune denominatore: il sovraffollamento.
Nei Rapporti sulle condizioni di detenzione dell’Osservatorio di Antigone è stato più volte citato il carcere di Taranto “Carmelo Magli” tra gli istituti più sovraffollati d’Italia, il cui tasso sfiora il 198,7%. Un caso, quello del carcere ionico, che riflette il disagio di una città dove lavoro, ambiente svenduto e precarietà sociale fanno da sfondo alla detenzione e alle molte criticità di chi ci vive. Gli Istituti pugliesi sono tra loro molto diversi per condizioni di detenzione, spazi e offerte trattamentali. I ritmi della vita interna mutano radicalmente anche sulla base della gestione del tempo a disposizione delle persone ristrette, della presenza o meno del sistema a celle aperte e della sorveglianza dinamica, di fatto operante in pochi istituti della Puglia. L’ozio e le poche chance lavorative e di reinserimento sono il motore delle proteste dei detenuti che lamentano un abbandono da parte delle istituzioni deputate al controllo e governo delle prigioni. La scelta dell’attivazione di uno “Sportello dei Diritti” presso la Casa Circondariale di Bari non è stata casuale, in quanto è oggetto di alcune particolarità. E’ un carcere a vocazione sanitaria, il cui Centro clinico diagnostico riveste un ruolo centrale in fatto di cure e prestazioni a livello regionale, il quale però sconta l’impossibilità di far fronte a tutte le richieste interne al carcere, dovendo ricorrere spesso all’ausilio dei presidi ospedalieri esterni, allungando anche irragionevolmente i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie in favore delle persone detenute.

E’ presente un Reparto dove sono allocati i detenuti comuni e tre sezioni dedicate all’Alta sicurezza A1, A2 e A3. Le posizioni giuridiche sono miste con prevalenza di persone con condanna non definitiva ovvero in attesa di primo giudizio, appellanti e ricorrenti. Questo dato è certamente rilevante sotto il profilo dell’inserimento nella vita d’istituto a cui questi soggetti possono partecipare con forti limitazioni, essendo inibite le attività lavorative e buona parte delle offerte trattamentali, destinate invece a chi sta scontando una condanna definitiva. La popolazione ha un’età anagrafica media, ma si registra un incremento di persone anziane malate e senza dimora. Infine le carenze strutturali e gli spazi ridotti non coincidono con le esigenze di un carcere moderno, non essendoci spazi verdi, spazi per le lavorazione e per il trattamento.
Il progetto dello Sportello dei Diritti è stato attivato nel carcere di Bari nel febbraio 2019 grazie ad una Convenzione siglata tra l’Associazione Antigone e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Tra i partners è stata inserita anche l’Università degli Studi di Bari – Dipartimento di Giurisprudenza, con la finalità di coinvolgere gli studenti nella maggiore conoscenza del mondo penitenziario e delle sue tante problematiche.
Le visite condotte negli anni dai volontari dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione, hanno trovato un naturale sviluppo nella necessità di attivare uno Sportello dei Diritti al servizio delle persone detenute, attraverso il quale possono essere maggiormente analizzate le criticità e le vulnerabilità dell’Istituto e di chi lo abita. Lo Sportello ha infatti come obiettivo quello di fornire informazione legale ai detenuti afflitti da problematiche legate alla quotidianità detentiva, i quali si rivolgono agli operatori sperando di trovare una soluzione più celere. Si tratta di persone talvolta provenienti da altre regioni d’Italia che incontrano ostacoli maggiori avendo le famiglie di origine e i difensori distanti. Ci sono inoltre questioni che i difensori dei detenuti, siano essi di fiducia o d’ufficio, non affrontano perché esulano dal procedimento penale, o perché richiedono interventi specifici anche in materia amministrativa.
Gli incontri con lo staff dello Sportello si svolgono alla presenza di due avvocati una volta alla settimana all’interno delle sezioni di provenienza, in salette predisposte ad hoc dalla Direzione, e ricevendo i detenuti uno per volta, a seguito della presentazione delle “domandine”. Queste vengono raccolte dal referente dell’area trattamentale dell’Istituto e consegnate al legale dello Sportello prima dell’ingresso del detenuto.
Prima della pandemia da covid-19 gli operatori dello Sportello si recavano ogni settimana in carcere, mentre a partire dalla fase 2 lo Sportello è attivo da remoto attraverso l’utilizzo di Skype business. I colloqui avvengono nel rispetto della privacy e previa verifica della documentazione a supporto della richiesta di informazione. Laddove il caso in disamina permetta una rapida consulenza, il parere viene restituito immediatamente, mentre se vi è necessità di acquisire la documentazione, o di sentire l’avvocato difensore del soggetto, lo staff fissa un altro colloquio invitando il detenuto a ripresentarsi la volta successiva. Per le problematiche di salute, invece, viene inviata una segnalazione alla Direzione sanitaria del carcere.

Gli operatori dello Sportello Legale barese hanno gestito e preso in carica oltre 200 domande istruendo per alcuni di loro richieste, atti e istanze rivolte alla Magistratura.

Gli operatori dello Sportello Legale barese hanno gestito e preso in carica oltre 200 domande istruendo per alcuni di loro richieste, atti e istanze rivolte alla Magistratura.

Quanto alla tipologia di utenza va sottolineato come questa sia rappresentata maggiormente da detenuti con problematiche di salute. Non mancano i soggetti afflitti da problematiche burocratiche ed anche detenuti stranieri con difficoltà a capire anche solo il perché del loro ingresso in carcere. Numerose sono state le persone che si sono rivolte allo Sportello per aprire segnalazioni confluite in ricorsi ai sensi dell’art. 35 ter dell’ordinamento penitenziario, a causa del costante sovraffollamento all’interno dell’Istituto.
Ciò che accomuna i casi trattati è la difficoltà e la lentezza nel far scorrere gli ingranaggi del sistema carcerario. Un sistema permeato da regole e passaggi burocratici a volte microscopici, che la persona detenuta non riesce a comprendere nella loro complessità, specie se la questione che lo riguarda investe l’area della salute. Così piccole patologie non curate o trascurate si protraggono nel tempo fino a diventare una malattia invalidante. A ciò si devono aggiungere i tempi di attesa per le cure o gli interventi chirurgici, per i quali si registra un vero e proprio blocco. Le richieste avanzate dai detenuti, anche attraverso i propri difensori, non ricevono risposte né riscontri da parte della Asl in tempi ragionevoli, violando di fatto il diritto alla salute e alle cure sancito dalle regole penitenziarie e dalla carta costituzionale.
Sono numerosi i casi che abbiamo segnalato preliminarmente e per ragioni di competenza alla Direzione sanitaria di persone da mesi in attesa di intervento chirurgico, di fisioterapia e di cure in generale.
Anche altre sono state le questioni affrontate: richieste relative al numero colloqui e difficoltà a svolgere le telefonate con i familiari o con i difensori di fiducia e d’ufficio, informazioni di carattere previdenziale e assistenziale, rinnovi dei documenti, richieste di visite mediche specialistiche ed in alcuni casi di interventi chirurgici. Nei mesi successivi all’inizio dell’emergenza da covid -19, da quando l’attività dello Sportello si svolge da remoto, le richieste dei detenuti hanno riguardato principalmente la carenza di informazioni ricevute nei mesi dell’emergenza sanitaria, in particolare dei colloqui con i familiari, il periodo di quarantena, l’andamento dei contagi nelle carceri, la ripresa dei permessi premio e degli artt. 21 e di visite mediche mai eseguite causa covid-19.
Tra i casi monitorati e definiti con esito positivo dagli operatori dello Sportello si segnala quello di un ergastolano con difficoltà di rinnovo della propria carta d’identità. Il grave ritardo ha creato non pochi disagi alla sua famiglia, a cui la Banca ha avviato procedure sanzionatorie e il blocco dei conti correnti. La ragione del mancato rinnovo è stata dovuta ad un gap tra il carcere, l’Ufficio matricola e l’Anagrafe del Comune di Bari. Grazie alle nostre sollecitazioni rivolte alle rispettive autorità il detenuto ha ottenuto il rinnovo del suo documento.
Significativo poi, è stato il caso di un detenuto affetto da calcolosi renale, il quale, dopo un iniziale pre ricovero finalizzato all’imminente operazione, ha atteso l’intervento chirurgico per ben dieci mesi, durante i quali le condizioni di salute erano nettamente peggiorate. La mediazione degli operatori dello Sportello con la Direzione sanitaria del carcere barese, ha permesso, dopo non poche sollecitazioni, di eseguire il predetto intervento senza ulteriori tempi di attesa.
I casi portati ad esempio dimostrano come quelle che per una persona libera rappresentano delle banali attività, nel caso di una persona ristretta possono diventare degli ostacoli insormontabili.
L’attivazione dello Sportello Legale rappresenta quindi un ulteriore tassello per il raggiungimento di quella umanizzazione della pena sancita dalla Costituzione all’art. 27, a dimostrazione che il naturale percorso all’interno delle carceri è ancora assai lontano dal doveroso riconoscimento dei fondamentali diritti spettanti a tutti gli individui. Ed è la Costituzione ancora una volta a fungere da faro in un luogo in cui luci e ombre fanno da sfondo allo scorrere della vita dei reclusi.