Scuola

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1024 576 XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione

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In carcere il livello di scolarizzazione di partenza dei detenuti è generalmente assai più basso rispetto alla media nazionale. Secondo i dati ISTAT al 2020 in Italia nella popolazione con più di 15 anni le persone in possesso di una laurea o di un titolo post lauream, rappresentavano il 15,3% sul totale. In carcere al 31 dicembre 2021 i laureati rappresentavano il 2,1% sul totale dei ristretti maggiorenni per i quali il titolo di studio era stato rilevato. Alla stessa data il 2,9% dei detenuti risultava analfabeta, il 2.2% era privo di un titolo di studio e il 17,5% era in possesso della sola licenza elementare. In Italia i dati ISTAT già citati, riportano un 15,9% della popolazione over 15 anni senza titolo di studio o con la sola licenza elementare.

Il 57,6% dei detenuti per i quali al 31 dicembre 2021 era stato rilevato il titolo di studio era in possesso della licenza media inferiore a fronte di un dato sulla popolazione in Italia in generale del 32,2% di over 15 anni con la terza media.

Il 15,5% dei detenuti aveva un diploma superiore e il 2,2% un diploma professionale (biennale o triennale); i dati ISTAT fotografano una realtà che vede il 31,2% degli over 15 con un diploma di maturità e il 5,6% con un diploma professionale.

Negli anni la percentuale dei detenuti analfabeti si è mantenuta abbastanza costante anche se ha avuto negli ultimi anni un incremento di circa un punto percentuale rispetto al 2005.

In calo anche i detenuti con la sola licenza elementare che sono passati dal 30,9% del 2005 al 17,5% del 2021.

La scuola è uno dei pilastri del trattamento penitenziario e, a fronte del quadro appena descritto dei titoli di studio posseduti dai detenuti, frequentare corsi scolastici anche con l’obiettivo di conseguire un titolo di studio, può rappresentare un’importante occasione per le persone ristrette.

Le chiusure determinate dall’emergenza Covid, hanno avuto pesanti ricadute sull’insegnamento in carcere

La scuola in carcere segue il funzionamento delle scuole per adulti, organizzati tramite i CPIA ovvero i Centri Provinciali di Insegnamento per Adulti. Le chiusure determinate dall’emergenza Covid, hanno avuto pesanti ricadute sull’insegnamento in carcere. Infatti il personale docente generalmente impiegato per un lungo periodo non ha potuto fare il suo ingresso negli istituti. Molte attività scolastiche sono state costrette a reinventarsi: la didattica è passata dalla presenza alla distanza; una didattica a distanza molto diversa da quella che tendenzialmente ha coinvolto i ragazzi della scuola nella società libera: non si trattava infatti di una DAD online e dunque sincrona, dove il docente faceva lezione da casa a studenti collegati simultaneamente a casa. In carcere la DAD è stata generalmente asincrona e in alcuni istituti continua a essere così. Che cosa significa didattica a distanza asincrona? Significa che i docenti preparano materiale didattico cartaceo che viene poi distribuito agli studenti detenuti iscritti a quello specifico corso di studi.

La flessione sul totale degli iscritti a un corso scolastico in carcere tra il 30 giugno 2020 e il 30 giugno 2021 è stata notevole, registrando un meno 5mila detenuti iscritti. Di questi la metà era iscritta a corsi di primo livello (alfabetizzazione e apprendimento dell’italiano o al primo o secondo periodo didattico corrispondente alle scuole elementari e medie inferiori); l’altra metà al secondo livello, comprendente il biennio delle medie superiori corrispondente al primo periodo didattico, il terzo e quarto anno delle scuole superiori corrispondente al secondo periodo didattico e l’ultimo anno delle superiori dove è possibile conseguire il diploma, corrispondente invece al terzo periodo didattico.

Il numero di detenuti stranieri ai corsi scolastici è concentrato generalmente nel primo livello di istruzione

Mediamente i detenuti iscritti al primo livello didattico raggiungono la promozione in misura inferiore alla metà degli iscritti (40,5%), mentre i detenuti iscritti al secondo livelli d’istruzione e dunque alla scuola media superiore, raggiungono la promozione con percentuali molto più alte: dal 50,1% per il biennio, fino a sfiorare il 70% degli iscritti per il conseguimento del diploma di maturità, con una media del 56,2% dei promossi.
Il numero di detenuti stranieri ai corsi scolastici è concentrato generalmente nel primo livello di istruzione. Le ragioni sono molteplici e vanno dalla necessità di apprendere la lingua con l’accesso ai corsi di alfabetizzazione e apprendimento dell’italiano frequentati quasi interamente da stranieri (90,1% del totale), e anche dal non infrequente non riconoscimento di titoli di studio conseguiti all’estero.

Nel corso delle nostre visite abbiamo trovato situazioni eterogenee rispetto alle attività scolastiche con una media del 26% di detenuti coinvolti. In alcuni istituti al momento della nostra visita i corsi scolastici non erano ancora ripartiti. È il caso della casa di reclusione di Ancona Barcaglione dove siamo stati nel dicembre 2021; in occasione della visita ci è stato riferito che la scuola non è presente, nonostante si tratti una reclusione e nonostante tra gli 84 detenuti presenti ci fossero diversi stranieri bisognosi di apprendere la lingua italiana.

Ad Altamura, altra casa di reclusione che abbiamo visitato a fine luglio 2021, i corsi scolastici erano stati sospesi a causa del Covid e non era stato possibile avviare percorsi di didattica a distanza a causa di problemi determinati principalmente dalla connessione a internet. Nella casa circondariale di Isernia che abbiamo visitato nella seconda metà di ottobre 2021 non erano presenti corsi scolastici per i 45 detenuti reclusi.

Nella casa circondariale di Frosinone invece solo 15 detenuti sui 512 ristretti al momento della nostra visita a dicembre 2021, erano coinvolti in corsi scolastici. Del tutto assente la scuola superiore che invece, secondo la direzione, sarebbe molto richiesta dalla popolazione detenuta.
Vi sono poi alcuni istituti virtuosi, con una percentuale di detenuti iscritti a corsi scolastici oltre il 60% come le case circondariali di Grosseto e Prato e le reclusioni di Orvieto e Spoleto.