Primo rapporto sulle donne detenute in Italia

Istruzione, formazione e lavoro

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1024 576 Primo rapporto sulle donne detenute in Italia

Susanna Marietti

Lavoro, formazione, istruzione, attività

Le donne in carcere sono inserite in percorsi lavorativi in percentuali maggiori rispetto agli uomini. Per le une e per gli altri si tenga tuttavia in conto che per essere conteggiati tra i detenuti lavoratori può bastare che la persona lavori anche solo poche o pochissime ore settimanali, con conseguente scarsa o scarsissima remunerazione.

Alla fine del 2021 le donne lavoratrici erano nel complesso 1.118, al 50% delle donne presenti in carcere. Di queste, 925 (l’82,7%) lavoravano alle dipendenze dell’Amministrazione e 193 (il 17,3%) per esterni.

Al 30 giugno 2022, ultimo dato disponibile, risultavano detenuti lavoratori 18.654 persone, pari al 34% della popolazione detenuta totale. Di questi, l’87% lavorava alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, impiegata in piccole mansioni di vita interna, e solo il restante 13% lavorava per datori di lavoro esterni. Alla fine del 2021 le percentuali erano simili: i detenuti lavoratori erano il 35,5% delle presenze totali, e l’88% di loro lavorava alle dipendenze dell’Amministrazione. Le donne lavoratrici erano nel complesso 1.118, pari al 5,8% del totale delle persone impiegate e pari – record assoluto, seppur ribadiamo che si debba tenere presente quanto dicevamo poco sopra – al 50% delle donne presenti in carcere. Di queste, 925 (l’82,7%) lavoravano alle dipendenze dell’Amministrazione e 193 (il 17,3%) per esterni.

Negli ultimi quindici anni la percentuale di donne sul totale dei detenuti lavoratori è oscillata sempre attorno a queste cifre, non superando il 6,6% e non scendendo al di sotto del 5,4%. Un paragone tra donne e uomini nel tempo mostra come le donne lavoratrici siano sempre maggiormente rappresentate rispetto al totale delle donne detenute di quanto ciò non valga per gli uomini e come lo siano in entrambe le categorie identificate dal datore di lavoro.

Anche nella partecipazione a corsi di formazione professionale le donne sono tendenzialmente più rappresentate rispetto alla media delle loro presenze in carcere.

Nel primo semestre del 2022, ultimo dato disponibile, sono stati 2.248 gli iscritti ai 197 corsi di formazione professionale attivati, di cui 242 (pari al 10,8%) donne

È importante orientare la tipologia di offerta formativa proposta verso percorsi non stereotipati al femminile. Nel primo semestre del 2022, ultimo dato disponibile, sono stati 2.248 gli iscritti ai 197 corsi di formazione professionale attivati, di cui 242 (pari al 10,8%) donne. Se guardiamo invece ai corsi conclusi, sempre in quel semestre sono stati 163, cui erano iscritti 1.763 detenuti, di cui 90 (il 5,1%) donne.
Per quanto riguarda i percorsi di istruzione, gli ultimi dati disponibili (al 31 dicembre 2021) ci dicono che il titolo di studio era stato rilevato per i due terzi delle donne presenti in carcere, ovvero 1.515 su 2.237.

Il numero maggiore di donne (667), pari quasi alla metà del dato rilevato, era in possesso di licenza di scuola media inferiore. Le donne detenute prive di alcun titolo di studio erano 39 mentre addirittura 108 le analfabete, pari al 7,1% del totale delle donne recluse. Le donne laureate erano 59.

Nell’anno scolastico 2021-22, sono stati iscritti a qualche corso del ciclo di istruzione 20.357 detenuti (pari al 32,1% dei presenti all’inizio del periodo, ovvero al settembre 2021). Di questi, 835 erano donne. Tuttavia, solo il 15,8% del numero dei presenti a inizio periodo ha conseguito la promozione nel corso dell’anno scolastico (8.456 persone, di cui 334 donne), ovvero meno della metà. Segno di un grande problema nella capacità di garantire una solida formazione scolastica in carcere.

Se nei gradi inferiori di istruzione le donne iscritte e promosse rispetto al totale delle donne presenti tendono a essere percentualmente più rappresentate degli uomini iscritti e promossi sul totale degli uomini presenti, nei gradi più alti la situazione si ribalta. Oggi come in passato, le donne tendono a frequentare corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana e gli altri corsi di primo livello, accedendo meno ai corsi di secondo livello.

Alla fine del 2021, ultimo dato disponibile, erano 1.093 i detenuti iscritti all’Università (di cui 517 in istituti sede di Poli Universitari). Di questi, le donne erano solo 36

Uno sguardo ai dati sugli studi universitari conferma questa considerazione. Alla fine del 2021, ultimo dato disponibile, erano 1.093 i detenuti iscritti all’Università (di cui 517 in istituti sede di Poli Universitari). Di questi, le donne erano solo 36. Tra i 19 detenuti che hanno conseguito la laurea nel corso dell’anno vi era una sola donna.

I dati ufficiali disponibili in relazione alle attività culturali, ricreative e sportive organizzate all’interno delle carceri non permettono di distinguere nel dettaglio il tipo di offerta né di comprendere dove si orienti quella rivolta alle donne detenute. Si nota tuttavia, guardando all’ultimo dato disponibile che è relativo all’anno 2021, uno scarto percentuale nella presenza di donne nelle attività sportive.