Suicidi e autolesionismo

Suicidi e autolesionismo

1024 576 Primo rapporto sulle donne detenute in Italia

Sofia Antonelli

Suicidi e autolesionismo: 5 donne si sono uccise in carcere nel 2022

Sono 5 le donne che si sono tolte la vita in carcere nel 2022. Secondo i dati pubblicati dal Garante Nazionale, sia nel 2021 che nel 2020 una sola donna detenuta si era tolta la vita, mentre nessuna nel 2019.

Il 2022 è passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere. In dodici mesi, 84 persone si sono tolte la vita all’interno di un istituto di pena, una ogni 4 giorni. Un numero così alto non era mai stato registrato, né in termini assoluti né in termini relativi, ossia in relazione alla media della popolazione detenuta nel corso dell’anno.

Dentro questo numero se ne possono poi leggere molti altri. Il numero, ad esempio, delle persone straniere, il numero delle persone con patologie psichiatriche, il numero delle persone da poco entrate in carcere e di quelle prossime a lasciarlo. Tra tutti questi, ve ne è uno che colpisce particolarmente: 5, il numero delle donne. A differenza di altri valori, come quelli relativi al disagio psichico e alla diversa nazionalità, che da sempre sono stati riscontrati in alta misura tra i casi di suicidi, il numero delle donne negli anni scorsi non ha avuto un’incidenza significativa come nel 2022. Secondo i dati pubblicati dal Garante Nazionale, sia nel 2021 che nel 2020 una sola donna si era tolta la vita in carcere, mentre nessuna nel 2019.

Guardando al tasso di suicidi, nel 2022 riscontriamo un valore molto più alto per le donne che per gli uomini. Il primo corrisponde a 2,2 suicidi ogni 1000 persone, il secondo a 1,4. Più alta anche la media di gesti di autolesionismo: tra le donne sono stati registrati 30,8 atti di autolesionismo ogni 100 presenti, contro i 18,6 del totale dei presenti.

Guardando al tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei casi e la popolazione detenuta media, nel 2022 riscontriamo un valore molto più alto per le donne che per gli uomini. Il primo corrisponde a 2,2 suicidi ogni 1000 persone, il secondo a 1,4. Si tratta in ambedue i casi di cifre altissime, considerando che nella popolazione libera il tasso è pari a 0,07 suicidi ogni 1000 abitanti.

Il dato sull’autolesionismo merita inoltre grande attenzione quando parliamo di donne detenute. Rivolgendo un breve sguardo ai dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone, vediamo come dalle visite effettuate emerga una media di gesti di autolesionismo significativamente più alta tra le donne rispetto alla popolazione detenuta totale: tra le donne sono stati registrati 30,8 atti di autolesionismo ogni 100 presenti, contro i 18,6 del totale dei presenti.

Riportiamo di seguito le storie delle cinque donne che nel 2022 hanno posto fine alla loro vita in carcere. Di alcune di queste donne si sa di più, di altre si sa pochissimo. Guardandole con un’ottica d’insieme, vediamo come due di loro non avevano neanche compiuto trent’anni, due ne avevano invece 36 mentre una ne aveva 51. Tre erano di origine straniera, due le italiane. Da quanto si apprende da fonti di stampa, due donne soffrivano di disagio psichico mentre altre due avevano problemi di tossicodipendenza. I luoghi dove erano detenute sono sparsi per l’Italia: due al sud (Messina e Barcellona Pozzo di Gotto, entrambi in Sicilia), uno al centro (Roma Rebibbia) e due al nord (Verona e Brescia).

La prima donna toltasi la vita in carcere nel 2022 si chiamava Concetta Manuela Agosta. Aveva 29 anni e si trovava da soli due giorni nella Casa Circondariale di Messina. Era stata arrestata a Catania, indagata per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. Il 9 febbraio, dopo l’interrogatorio di garanzia con il Gip, avvenuto con collegamento da remoto a causa delle norme anti-Covid, la giovane donna si è impiccata nella sua cella. Da quanto si apprende, sin dal suo ingresso nella sezione femminile la donna piangeva in continuazione. Dopo aver ricevuto la tragica notizia, i genitori hanno deciso di depositare un esposto ai carabinieri di Catania e alla Procura della Repubblica di Messina, chiedendo di far luce sull’accaduto. Il legale della famiglia ha chiesto di verificare, come prima cosa, se fosse stato svolto il colloquio psicologico di primo ingresso, così come previsto dal Protocollo per la prevenzione del rischio suicidario adottato dall’istituto. Pare che la donna fosse affetta da evidenti e documentati problemi di sofferenza psicologica.

Due mesi dopo, sempre in Sicilia, nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, un’altra giovane donna ha posto fine alla sua vita. Il suo nome è sconosciuto, ciò che è noto è che era di origine romena e aveva 36 anni. Nel pomeriggio del 10 aprile è stata ritrovata senza vita nel cortile dell’ex Ospedale psichiatrico giudiziario, impiccata con un paio di pantaloni elastici ad un albero di nespolo, al termine dell’ora d’aria.

Sconosciuto è anche il nome della donna che il 30 luglio si è impiccata nella sua cella all’interno del carcere femminile di Rebibbia. Aveva 36 anni, era italiana e aveva problemi di tossicodipendenza. Da quanto racconta il Garante dei diritti delle persone detenute della regione Lazio, la donna era in procinto di essere trasferita nel carcere di Civitavecchia. Un trasferimento che le avrebbe consentito di avvicinarsi al suo compagno, anch’esso detenuto nel Nuovo Complesso di Civitavecchia.

Soli due giorni dopo, nella notte del 1 agosto, un’altra giovane donna si è tolta la vita nel carcere di Verona. La sua storia è forse la più nota di tutte. Si chiamava Donatella Hodo, aveva 27 anni e anche lei aveva problemi di tossicodipendenza. Sin da giovanissima aveva fatto avanti e indietro tra carcere e comunità. I reati commessi negli anni erano tutti legati alla sua dipendenza, furti e rapine per procurarsi il denaro necessario all’acquisto di stupefacenti. Per i suoi trascorsi, le era stato levato un figlio dato poi in adozione. Prima di morire, Donatella Hodo ha lasciato un biglietto al suo fidanzato, chiedendogli perdono e motivando il suo gesto con l’enorme timore di perdersi di nuovo. Il Magistrato di sorveglianza che da anni seguiva il caso, dopo il suo decesso, ha confessato che il sistema con lei aveva fallito. Il carcere non era il luogo adatto a Donatella. La totale assenza di prospettive ha avuto un peso troppo grande sulla sua fragile vita.

Dell’ultima donna si sa veramente poco o nulla. Era straniera, aveva 51 anni ed era nel carcere di Brescia da alcuni mesi per reati contro il patrimonio. Si è tolta la vita impiccandosi all’interno della sua cella, la sera dell’8 ottobre. A trovarla è stata una giovane agente della Polizia penitenziaria, che ha subito messo in atto le prime manovre di rianimazione e chiamato i soccorsi. Purtroppo però non c’è stato nulla da fare.