Al 15 marzo 2024 erano 137.053 i soggetti in carico agli Uffici di esecuzione penale esterna (UEPE). Di questi 48.890 erano in carico per indagini e consulenze, mentre 88.163 erano in carico per una qualche misura di comunità. Tra costoro 78.138 erano uomini (l’87,2%), mentre 10.025 erano donne (il 12,8%).
Il grafico sotto mostra le principali misure in corso in quella data. Come si vede, sul carico di lavoro degli UEPE, continuano ad avere un peso considerevole le misure alternative, ovvero l’affidamento in prova, la detenzione domiciliare e la semilibertà, che fino a non molti anni fa rappresentavano la quasi totalità delle misure in carico a quegli uffici.
Oggi grande hanno un grande peso nel lavoro degli UEPE anche la Messa alla prova ed i Lavori di pubblica utilità per violazione del codice della strada, entrambe misure che comportano un notevole carico di lavoro, necessario per la costruzione dei percorsi e delle relazioni con gli enti presso i quali queste misure spesso si svolgono.
Le donne in messa alla prova infatti sono quasi la metà, il 42,8%, del totale delle donne che eseguono una sanzione di comunità.
Dal grafico sopra si capisce anche come le donne, che costituivano poco più del 4% della popolazione detenuta, siano in proporzione assai di più tra le persone che eseguono una misura di comunità. Complessivamente la loro percentuale è del 12,8%, valore che cala notevolmente se si guarda alla sola semilibertà (2,8%) mentre è decisamente alto per la messa alla prova (15,2%). Le donne in messa alla prova infatti sono quasi la metà, il 42,8%, del totale delle donne che eseguono una sanzione di comunità.
I dati sulle misure di comunità non forniscono il dettaglio relativo alla componente straniera, che è però disponibile per il totale dei casi in carico agli UEPE, comprensivo quindi anche delle indagini e delle consulenze. Tra i 137.053 casi in carico a metà marzo 26.933 erano stranieri, il 19,6%, una percentuale assai inferiore al 31,4% che si registrava alla stessa data in carcere.
Più in generale, è interessante guardare all’evoluzione nel tempo delle principali misure di comunità, soffermandosi in particolare sugli ultimi anni.
Il numero dei soggetti in carico agli UEPE è cresciuto in maniera impressionante, si è quasi triplicato negli ultimi 10 anni
Il numero dei soggetti in carico agli UEPE è cresciuto in maniera impressionante, si è quasi triplicato negli ultimi 10 anni, e questo in particolare grazie all’enorme crescita della Messa alla prova, che all’inizio del periodo considerato era ancora quasi inesistente e che oggi coinvolge più di 25.000 persone. Ma anche grazie alla costante e per certi aspetti inaspettata crescita dell’Affidamento in prova al servizio sociale, una misura alternativa alla detenzione che si può applicare a varie tipologie di condannati ma che in generale si caratterizza per essere la meno contenitiva tra le misure alternative, per la sua notevole flessibilità, che consente al magistrato di riempirla di contenuti ritagliati esattamente sulle necessità del condannato.
Il tasso di crescita dell’Affidamento in prova aveva subito tra il 2010 ed il 2015 un evidente rallentamento, mentre cresceva rapidamente il numero di persone in detenzione domiciliare, passate da poco più di 2.000 nel 2008 a oltre 10.000 nel 2013. Allora pareva che questa tendenza potesse continuare, ma al contrario da allora la crescita della detenzione domiciliare si è fermata, siamo ancora oggi ai numeri di allora, mentre la crescita dell’Affidamento, soprattutto dopo la pandemia, è ripresa con decisione.
Molte delle misure applicate per i fatti meno gravi, come spesso accade appunto per l’Affidamento in prova e per la Messe alla prova, rappresentino più che alternative al carcere, alternative alla libertà, sanzioni che vanno a coprire spazi che prima erano lasciati liberi dal controllo penale
In ogni caso non si può non notare che le misure cresciute maggiormente in questi anni, la Messa alla prova, l’Affidamento ed i Lavori di pubblica utilità per violazione del codice della strada, sono tra le misure meno contenitive, ed alle quali si può accedere con soglie di pena più basse, e dunque per fatti meno gravi. La cosa non stupisce. La crescita vertiginosa delle sanzioni di comunità in questi anni ha contribuito ben poco al contenimento della detenzione. Certamente non c’è modo di sapere quali sarebbero i numeri del carcere oggi in assenza di queste misure, ma è legittimo sospettare che molte delle misure applicate per i fatti meno gravi, come spesso accade appunto per l’Affidamento in prova e per la Messe alla prova, rappresentino più che alternative al carcere, alternative alla libertà, sanzioni che vanno a coprire spazi che prima erano lasciati liberi dal controllo penale. E in ogni caso questo è certamente il caso del Lavori di pubblica utilità, misura anche questa la cui applicazione è pressoché raddoppiata negli ultimi 10 anni.
Uno sguardo infine merita la distribuzione territoriale delle persone in carico agli UEPE, ed in particolare, rappresentata nel grafico qui sotto, la distribuzione per regione delle persone in carico per l’esecuzione di misure di comunità.
Il grafico mostra, per ciascuna regione, il numero assoluto di persone detenute e di persone in carico agli UEPE per l’esecuzione di una misura, ed il rapporto tra questi due valori. Se in media a livello nazionale a fine 2023 c’erano 0,7 detenuti per ogni persona in una misura di comunità (il numero delle persone in misura in Italia ha superato quello dei detenuti ormai da diversi anni) nelle singole regioni questo rapporto cambia considerevolmente, andando dagli 0,35 detenuti per persona in misura del Friuli-Venezia Giulia, agli 0,7 della Sicilia fino al Lazio, dove con il rapporto è di 1,36 punti e le persone detenute sono assai più di quelle in misura.
Tra le regioni in cui la bilancia pende più verso le sanzioni di comunità ci sono molte regioni del nord. Ed al contrario, tra le regioni in cui quella bilancia pende di più verso il carcere, ci sono soprattutto regioni del centro-sud.
Questa disparità non è facile da spiegare. Certamente tra le regioni in cui la bilancia pende più verso le sanzioni di comunità ci sono molte regioni del nord, in cui ci si può immaginare che la capacità di sostenere percorsi di inserimento sociale comunitario è maggiore. Maggiori sono le opportunità di lavoro, i posti per l’accoglienza, ed anche il privato sociale è più solido e sviluppato. Ed al contrario, tra le regioni in cui quella bilancia pende di più verso il carcere, ci sono soprattutto regioni del centro-sud. Ma non mancano le eccezioni, come la Sardegna tra le regioni “virtuose” ed il Lazio come fanalino di coda di questa comparazione.