Un anno di difensore civico

Un anno di difensore civico

1024 538 Ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione

di Sofia Antonelli, Elia De Caro

Un anno di Difensore Civico

Il 2023, nonostante un leggero calo rispetto al biennio precedente, conferma questo trend con 498 richieste di supporto totali. Di queste, 284 sono stati i casi nuovi e 214 gli aggiornamenti di questioni già seguite nel corso dell’anno o ereditate dagli anni precedenti.

È ormai da qualche tempo che il Difensore Civico di Antigone gestisce annualmente circa 500 richieste di supporto relative a persone private della libertà. Era il 2020, con lo scoppio della pandemia, quando i componenti del Difensore Civico – uniti in una sorta di task force con gli sportelli romani – gestirono per la prima volta diverse centinaia di segnalazioni. Il 2021 e il 2022 non furono da meno, superando abbondantemente i 500 casi all’anno. Il 2023, nonostante un leggero calo rispetto al biennio precedente, conferma questo trend con 498 richieste di supporto totali. Di queste, 284 sono stati i casi nuovi e 214 gli aggiornamenti di questioni già seguite nel corso dell’anno o ereditate dagli anni precedenti.

Ogni azione del Difensore Civico è dunque frutto di un lavoro scrupoloso, che richiede tempo e dedizione, entrambi aspetti necessari per assicurare efficacia ad ogni azione.

Si tratta di numeri molto alti, soprattutto se si pensa alle modalità di azione del Difensore Civico. Trattandosi di un servizio di assistenza e informazione erogato esclusivamente da remoto, ogni comunicazione che intercorre con la persona detenuta o con chi, nel suo interesse, contatta il nostro ufficio avviene inevitabilmente in tempi dilatati. Se si è in contatto direttamente con la persona, nella maggior parte dei casi l’interlocuzione avviene via lettera. Se si è in contatto con i parenti, le telefonate o la mail necessitano comunque di passaggi tra questi e il familiare detenuto. Ai lunghi tempi della comunicazione, vanno aggiunti i tempi della ricerca che ogni componente del Difensore Civico svolge prima di rispondere alle richieste di supporto. Ogni caso richiede uno studio approfondito e ragionato. Alcune questioni si ripetono tra loro, altre sono invece uniche per le loro specificità. A questioni giuridiche a volte si aggiungono vicende personali, riflessioni e considerazioni. Problematiche diverse spesso si intrecciano tra loro. Non sempre è facile capire se e come si può fornire il supporto richiesto. Ovviamente ci si interfaccia poi con una normativa che subisce cambiamenti e che quindi impone frequenti aggiornamenti. In più, non solo i contenuti ma anche la forma richiede la sua attenzione. Oltre a fornire informazioni, modulistica o altro tipo di supporto tecnico, le risposte del Difensore Civico contengono spesso espressioni di conforto e comprensione, dovendo in molti casi rispondere a parole di grande sofferenza e a volte di vera e propria disperazione e senso di abbandono. Una volta pronta, la risposta viene poi sottoposta al controllo dei coordinatori più esperti, alla quale può seguire un confronto – a più voci – ed eventualmente un’altra fase di ricerca. Ogni azione del Difensore Civico è dunque frutto di un lavoro scrupoloso, che richiede tempo e dedizione, entrambi aspetti necessari per assicurare efficacia ad ogni azione. A garanzia di chi ci contatta.

Scorporandole per tematica, vediamo come anche quest’anno si collochino al primo posto le richieste in materia di trasferimento (50, ossia il 18%).

Nel 2023 le nuove richieste prese in carico sono state complessivamente 284. Scorporandole per tematica, vediamo come anche quest’anno si collochino al primo posto le richieste in materia di trasferimento (50, ossia il 18%). Tali richieste consistono principalmente nella preparazione di un’istanza di trasferimento da un istituto ad un altro o di un sollecito per l’amministrazione penitenziaria, quando non risponde ad un’istanza già presentata entro il termine di 60 giorni. Al secondo posto si trovano le richieste di supporto a tutela del diritto alla salute. Per la gestione delle questioni sanitarie, il Difensore Civico si avvale delle competenze di un team medico attualmente composto da sette volontari, tra professionisti e specializzandi in medicina. A trasferimenti e salute (che insieme costituiscono esattamente un terzo dei casi totali), seguono questioni relative a condizioni di detenzione, misure alternative/benefici penitenziari, richieste di informazioni, problematiche relative a colloqui e telefonate e questioni legate al lavoro. A queste si sommano poi altri temi, come la ricerca di alloggi/comunità, questioni legate alla sicurezza della persona detenuta e questioni processuali sulle quali, senza entrare nel merito, si ritiene di poter fornire un consiglio o qualche forma di informazione.

Nel 2023 gli interventi svolti in risposta alle richieste ricevute sono stati complessivamente 498.

Per quanto riguarda le azioni intraprese, nel 2023 gli interventi svolti in risposta alle richieste ricevute sono stati complessivamente 498. Il fatto che il numero coincida esattamente con quello delle richieste in entrata è solo una coincidenza, non essendoci una corrispondenza univoca tra entrate ed uscite.

Nella maggior parte dei casi – il 76% – si tratta di comunicazioni per fornire o richiedere informazioni alla persona che ci contatta, sotto forma di lettere, email o telefonate. Il restante 24% è invece composto da altri tipi di interventi che prevedono un’azione più complessa. Si tratta in primis delle oltre 40 segnalazioni trasmesse ai vari Garanti dei diritti delle persone private della libertà, ai quali il Difensore Civico attenziona situazioni riguardanti singole persone o Istituti di loro competenza. Seguono poi 29 solleciti e segnalazioni avanzate nel corso dell’anno a diversi rami dell’amministrazione penitenziaria (direzioni degli istituti, Provveditorati e Direzione generale detenuti e trattamento), cui si aggiungono 9 segnalazioni alle aree sanitarie. Infine, sono state 19 le istanze (di cui 15 di trasferimento) e 13 i reclami ex artt. 35-bis e 35-ter redatti dai nostri volontari e trasmessi alle persone detenute affinché siano loro a presentarle personalmente.

Numerosi sono i casi di collaborazione tra il Difensore Civico e le sedi regionali di Antigone. Uno dei più recenti riguarda un signore pugliese detenuto da alcuni anni in Calabria.

L’elevato numero di segnalazioni e solleciti racconta il lavoro di tramite e mediazione che il Difensore Civico svolge tra la persona che lo contatta per un diritto leso e l’amministrazione che quel diritto dovrebbe garantire. Non essendo in loco, non è sempre possibile verificare con certezza le questioni che vengono segnalate. Per questo il Difensore Civico da una parte prova sempre a confrontarsi con i legali e i familiari della persona, dall’altra si avvale della conoscenza delle sedi locali di Antigone che, trovandosi sul territorio, sono spesso in grado di confermare o meno situazioni che, ad esempio, interessano un determinato Istituto. Numerosi sono i casi di collaborazione tra il Difensore Civico e le sedi regionali di Antigone. Uno dei più recenti riguarda un signore pugliese detenuto da alcuni anni in Calabria.Il signore si trova da giorni in isolamento in una cella liscia, senza riscaldamento e con carenza d’acqua. In una precedente detenzione pare che il signore fosse stato anche vittima di percosse e soprusi. Per questi ed altri episodi, la famiglia è preoccupata per la sua salute – fisica e mentale – e teme che possa compiere gesti inconsulti. Le uniche comunicazioni avvengono tramite videochiamate, non svolgendo mai colloqui in presenza a causa della distanza e delle patologie della moglie che complicano il viaggio. Per questo il signore da tempo chiede di tornare in Puglia. Il giudice esprime parere positivo per il trasferimento presso il carcere della sua città che però, a causa di mancanza di posti, non può accoglierlo. Un ente di terzo settore operativo sul territorio contatta così Antigone, dando avvio ad un immediato lavoro di rete: il Difensore Civico entra in contatto con i familiari, Antigone Calabria con la Garante regionale, oltre ad informare le componenti dell’Osservatorio che a breve avrebbero visitato l’istituto in questione. Grazie al supporto della Garante, il signore presenta una nuova istanza e viene finalmente trasferito in un carcere vicino alla sua città. La figlia ha poi ricontattato Antigone, informandoci che ora il padre sta bene, sotto controllo medico, in una sezione più aperta di prima e – soprattutto – vicino ai propri cari.

È il caso di un signore straniero detenuto da tempo a Bologna che chiede di essere trasferito in un altro istituto per accedere a percorsi di studio e lavoro.

Sempre in tema di trasferimenti, un altro caso affrontato di recente riguarda invece il lavoro di tramite svolto nei confronti dell’amministrazione penitenziaria. È il caso di un signore straniero detenuto da tempo a Bologna che chiede di essere trasferito in un altro istituto per accedere a percorsi di studio e lavoro. Ad aprile 2023 il signore contatta il Difensore Civico chiedendo di sollecitare la sua richiesta di trasferimento presso la Casa di Reclusione di Padova. Nella lettera scrive “la mia situazione a Bologna sta diventando insostenibile quanto alla possibilità di trovare un lavoro stabile che mi consenta di trascorrere il periodo di detenzione con dignità”. I volontari redigono un sollecito e lo inviano alla Direzione Generale Detenuti e Trattamento (DGDT), la quale risponde, nel giro di pochi giorni, informandoci che la richiesta è in attesa del parere dell’Istituto padovano. Trattandosi di trasferimento per ragioni di studio e lavoro, la normativa infatti prevede l’assenso dell’Istituto di destinazione e non la semplice disponibilità di posti. Il signore non riceve però nessuna notizia. Presenta un’altra istanza per Padova, che i volontari provvedono nuovamente a sollecitare. Risponde poi ad un interpello per alcuni posti di lavoro nelle carceri sarde, anche qui resta però senza risposta. Nel frattempo riprova l’ennesima volta con Padova e decide di chiedere anche per Volterra. Entrambe le Case di Reclusione prevedono la possibilità di frequentare un Istituto alberghiero, attività ricreative e opportunità di lavoro. A inizio febbraio i volontari sollecitano anche quest’ultima istanza, chiedendo all’amministrazione di provvedere in ordine ad una delle due richieste. La DGDT risponde a inizio aprile, comunicando di aver finalmente istruito il carcere di Bologna di procedere con il trasferimento a Volterra.

Come per queste due vicende in tanti casi ci occupiamo quindi della dimensione della quotidianità detentiva di molte persone detenute che ci pongono quesiti e richieste per cercare di avere maggiore accesso a percorsi trattamentali, a occasioni di formazione e di lavoro, a riavvicinamenti alle proprie famiglie o a cercare di individuare possibili percorsi per misure alternative alla detenzione che andrebbero sempre di più incoraggiate dato l’alto numero di persone detenute con pene o residui di pena inferiore ai tre anni.

Predisponiamo altresì dei veri e propri reclami o per soddisfare alcune esigenze personali e diritti delle persone recluse o per ottenere un ristorno economico o una detrazione di pena nei casi in cui la detenzione comporti l’inflizione di un trattamento degradante ai sensi dell’art.3 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo.

Non di rado predisponiamo altresì dei veri e propri reclami o per soddisfare alcune esigenze personali e diritti delle persone recluse o per ottenere un ristorno economico o una detrazione di pena nei casi in cui la detenzione comporti l’inflizione di un trattamento degradante ai sensi dell’art.3 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo. Valorizziamo in tal senso non solo la questione dello spazio delle celle ma anche le difficoltà di accesso ai percorsi di studio e lavoro così come i ritardi nella fruizione delle prestazioni sanitarie. Va detto che ancora oggi la gran parte delle attività trattamentali e dei progetti di studio e formazione termina al primo pomeriggio sovrapponendosi spesso tra loro e realizzando così un ulteriore fattore di contrazione all’accesso a tali opportunità.

Per gestire una mole di lavoro come quella degli ultimi anni, il Difensore Civico può contare oggi su un ufficio composto da circa 70 volontari/e. Alcuni di loro sono studenti, altri giovani avvocati, altri ancora medici. Ognuno vive in luoghi diversi, collaborando con il Difensore Civico in modalità online. Tutti però hanno una cosa in comune, aver scelto di dedicare parte del loro tempo a tutela dei diritti. Come ogni anno, ci teniamo dunque a ringraziarli per questa scelta, e per l’impegno e la passione che ogni giorno ci dedicano.

Lo stesso impegno e la stessa passione impiegati ad ottobre 2023 per la realizzazione del primo percorso di formazione comune rivolto a tutti i componenti del Difensore Civico degli sportelli in carcere. Ogni incontro è stato dedicato alle principali questioni affrontate nell’attività di informazione legale, con lezioni tenute dagli stessi volontari e da componenti di altre aree dell’associazione. La formazione ha rappresentato un’occasione preziosa, sia per chi era già dentro la rete di Antigone sia per chi stava iniziando a farne parte. Ci auguriamo che questo percorso sia stato solo il primo di tanti futuri momenti di scambio e confronto.