Ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione

Un anno di sportelli in carcere

Un anno di sportelli in carcere

Un anno di sportelli in carcere

1024 538 Ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione

di Sofia Antonelli

Un anno di sportelli in carcere

Il 2023 è stato un anno di grandi cambiamenti per la rete degli sportelli in carcere di Antigone. Se da una parte ne sono stati inaugurati due nuovi a Lecce e a Palermo, dall’altra sono interrotte le attività all’interno di tre Istituti del Polo Penitenziario di Rebibbia. Questi cambiamenti hanno fatto sì che oggi Antigone conti, in totale, 9 sportelli di informazione legale all’interno di altrettanti Istituti penitenziari in giro per l’Italia.

Nel corso dell’anno si è arrivati a contare un totale di 12 sportelli che, complessivamente, hanno gestito circa 1.300 richieste

Nel corso dell’anno, prima della chiusura dei tre di Rebibbia, si è arrivati a contare un totale di 12 sportelli che, complessivamente, hanno gestito circa 1.300 richieste di supporto proveniente da persone detenute. La maggior parte hanno riguardato il diritto alla salute.

Ogni sportello ha le proprie caratteristiche, tutti però seguono una stessa impostazione. Sono anzitutto organismi composti da volontari, incaricati di offrire supporto gratuito a persone detenute. La tipologia di supporto può variare in base alle competenze di chi ne fa parte e al contesto specifico nel quale lo sportello opera, ma si tratta in tutti i casi di assistenza per questioni legate all’esecuzione penale o comunque connesse allo stato di detenzione. Nessuno sportello entra mai nel merito del processo, né può in alcun modo gestire questioni afferenti alla difesa legale della persona. Il suo ruolo consiste tendenzialmente in un servizio di informazione e orientamento legale, su cui spesso ricade anche la funzione di tramite tra la persona detenuta e le figure professionali operative sia all’interno che all’esterno dell’Istituto.

Per quanto riguarda la loro composizione, mentre alcuni sportelli sono formati esclusivamente da volontari con percorsi di formazione giuridica, altri hanno al loro interno psicologi, medici, mediatori culturali e assistenti sociali. Se lo sportello è stato creato in collaborazione con un dipartimento universitario, al suo interno vi sarà ovviamente una maggiore componente di studenti e studentesse. Il lavoro degli sportelli si differenzia poi in base alle caratteristiche e alle criticità del carcere nel quale operano. In base alla tipologia di utenza, alla tipologia di Istituto e alle carenze di determinati servizi cambiano le principali questioni gestite dal gruppo di volontari.

Lo sportello di Regina Coeli continua a gestire un elevatissimo numero di casi: più di 400 nel 2023. Le problematiche più frequenti sono legate alle difficoltà di svolgere visite mediche

Partendo da Roma, lo sportello della Casa Circondariale di Regina Coeli, operativo dal 2014, è composto da 17 persone, di cui 8 autorizzate all’ingresso in Istituto e 9 a supporto per le attività di back office. Lo sportello entra in carcere tutti i mercoledì, accedendo a tutti gli ambienti detentivi ad esclusione – almeno fino ad oggi – della settima sezione. Dalla ripresa delle attività post pandemia, è stato infatti negato l’accesso a quella che da tempo rappresenta la sezione più complessa dell’Istituto, utilizzata per ospitare persone difficili da gestire, persone attenzionate per rischi suicidari e i cosiddetti nuovi giunti. Lo sportello ha espresso più volte la volontà di far ritorno in settima e, da un recente scambio con la direzione, sembrerebbe che a breve tale possibilità sarà nuovamente garantita. Per quanto riguarda l’attività svolta, lo sportello di Regina Coeli continua come ogni anno a gestire un elevatissimo numero di casi: più di 400 nel 2023. Le problematiche più frequenti sono legate alle difficoltà di svolgere visite mediche, all’accesso ai servizi di patronato, al rinnovo dei documenti e alle richieste di trasferimento in altri Istituti. In relazione alle visite mediche, la ridotta presenza di medici specialisti fa sì che per diverse prestazioni sanitarie sia necessario rivolgersi a presidi esterni. Accade però sempre più di spesso che, nonostante vengano effettuate le prenotazioni ospedaliere, le visite saltino per la mancanza dei servizi di scorta. Oltre a causare danno immediato alla persona interessata, tale situazione complica anche le relazioni con gli ospedali del territorio, restii a fissare appuntamenti a queste condizioni. Recentemente lo sportello è stato coinvolto in due situazioni che riassumono emblematicamente la questione. La prima riguarda un signore in attesa da 8 mesi di una risonanza all’anca, necessaria per valutare un trapianto. Il medico all’interno dell’Istituto vede la cartella clinica e conferma l’urgenza della questione. Si impegna così per aiutarlo, tanto da fissare un visita a 10 giorni di distanza. Visita che però salta, per l’ennesima volta, per mancanza di scorte. La seconda riguarda invece un signore che doveva fare due visite mediche. L’Area sanitaria dell’Istituto, per andare in contro ai servizi di scorta, fa in modo di far coincidere le due visite nello stesso giorno e ad orari ravvicinati, grazie alla comprensione dell’ospedale individuato. Anche qui, entrambe le visite soltanto per lo stesso problema. Per quanto riguarda poi i servizi di patronato e il rinnovo dei documenti, entrambe le prestazioni faticano ad essere garantite per il mancato accesso in Istituto dei servizi preposti. Ciò fa sì che numerose questioni, legate ad esempio alle pensioni e alle invalidità, vengano difficilmente prese in carico. I rinnovi dei permessi di soggiorno rappresentano un’altra grande criticità, legata alla prassi della Questura di Roma di procedere solo al termine della pena e alla presenza della persona interessata. Infine, si registra sempre più un blocco nei trasferimenti delle persone in altri Istituti penitenziari. La situazione di sovraffollamento nazionale fa sì che un carcere come Regina Coeli, pensato in teoria come luogo per permanenze brevi, finisca in molti casi per ospitare persone anche per lunghi periodi di detenzione.

I colloqui svolti annualmente sono circa 300.

Anche qui una delle principali criticità deriva dalla carenza di personale sanitario e dall’eccessivo impiego dei servizi di scorta.

Lo sportello della Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso, il primo istituito da Antigone nel 2012, è ad oggi composto da 11 persone. Sono tutte autorizzate agli ingressi in Istituto, che avvengono una o due volte a settimana. I colloqui svolti annualmente sono circa 300. Le questioni gestite non differiscono particolarmente da quelle di Regina Coeli. Anche qui una delle principali criticità deriva dalla carenza di personale sanitario e dall’eccessivo impiego dei servizi di scorta. Trattandosi di un unico “nucleo traduzioni” per tutti gli Istituti penitenziari romani, anche a Rebibbia sono numerose le visite mediche prenotate ma non effettuate per mancanza di agenti, rischiando così di comportare l’aggravamento delle patologie. Altre problematiche sono legate alla carenza di personale dell’area trattamentale, dalla quale derivano in primis ritardi nelle relazioni di sintesi. Allo stesso modo, la Magistratura di sorveglianza accumula ritardi nel rispondere alle istanze presentate dalle persone detenute, anche qui a causa di un eccessivo carico di lavoro. Tali questioni ovviamente non possono essere risolte in sede di sportello, essendo esclusa a priori qualsiasi interferenza con le attività di magistratura, ma vengono comunque esposte ai volontari, che offrono in ogni caso il loro ascolto. Altra questione – anch’essa in comune con Regina Coeli – è l’assenza di un servizio di patronato da cui deriva, tra le varie cose, il mancato accesso alle pensioni. E’ il caso ad esempio di due persone detenute che lo sportello ha incontrato negli ultimi mesi. Entrambe sono affette da patologie psichiatriche e vorrebbero quindi accedere ad una pensione di invalidità. Il primo non sa come procedere, non avendo mai incontrato uno servizio che possa assisterlo. Il secondo in passato percepiva la pensione ma, dal 2022, non riceve più nulla e non sa per quale motivo. Si è dovuto rivolgere al cappellano dell’Istituto per poter trovare qualcuno che facesse delle ricerche all’esterno, non avendo familiari che possano aiutarlo. Ad oggi si trova ancora senza nessuna risposta.

Da luglio 2023 sono invece interrotte le attività degli altri tre sportelli attivi nel Polo penitenziario di Rebibbia.

Da luglio 2023 sono invece interrotte le attività degli altri tre sportelli attivi nel Polo penitenziario di Rebibbia. Tale sospensione deriva dalla scadenza del progetto realizzato dal Garante della regione Lazio grazie al quale, nel 2020, furono istituiti due nuovi sportelli all’interno della Terza Casa Circondariale di Roma e della Casa di Reclusione di Roma, entrambi affidati all’Università di Roma Tre, in collaborazione con Antigone. Anche lo sportello della Casa Circondariale Femminile, già istituito da Antigone nel 2017, venne fatto rientrare nel progetto e, quindi, è stato interrotto con la sua scadenza. Con le Direzioni della Casa di Reclusione e di Rebibbia Femminile è però in corso un nuovo dialogo per ripartire con le attività di sportello, gestite questa volta unicamente da Antigone. Per quanto riguarda la Terza Casa, ospitando persone con percorsi già avviati e senza particolari problematicità, il precedente sportello riceveva un esiguo numero di richieste e quindi non è stata rilevata la necessità di riaprirne uno nuovo.

Il primo è lo sportello nella Casa Circondariale di Pesaro, il secondo nella Casa di Reclusione di Fermo e il terzo nella Casa Circondariale di Ancona Montacuto

Oltre agli sportelli nelle carceri romane, grazie alle sue sedi locali, Antigone ha nel tempo aperto altri sportelli in giro per l’Italia. Tre di questi sono nelle Marche, gestiti dalla sede regionale dell’associazione. Il primo, in ordine temporale, è lo sportello aperto nel 2013 nella Casa Circondariale di Pesaro, il secondo nel 2016 nella Casa di Reclusione di Fermo e il terzo nel 2022 nella Casa Circondariale di Ancona Montacuto. Gli ingressi in carcere avvengono ogni due settimane ad Ancona e Pesaro, dove i volontari sono rispettivamente 6 e 5. A Fermo, trattandosi di un Istituto di dimensioni più ridotte, i volontari sono 3 ed accedono una volta al mese. Secondo il report di Antigone Marche sulle attività svolte dall’associazione nel 2023, “uno dei principali problemi riscontrati dai volontari degli sportelli riguarda la sanità e l’accesso ai servizi sanitari. L’alto tasso di sovraffollamento e la carenza di personale rappresentano sfide significative che rendono difficile, se non impossibile, garantire un’adeguata attenzione alle esigenze mediche delle persone detenute […] Come per tutti i cittadini, i tempi di attesa per ricevere delle visite specialistiche sono particolarmente prolungati. Ma per le persone detenute c’è l’aggravante di rendere necessaria, ogni volta che ci sia l’esigenza di andare in ospedale, la messa in piedi di un ampio comparto di sicurezza per il trasporto dal carcere all’ospedale e viceversa”. Anche nelle carceri marchigiane, come in quelle romane, una delle principali criticità riguarda il diritto alla salute e i servizi di scorta.
A Pesaro si aggiungono poi problematiche relative all’accesso a misure alternative e a benefici penitenziari, questioni legate al lavoro e problemi legati alle condizioni di detenzione, nello specifico alla carenza di acqua calda. Queste problematiche sono state riscontrate in tutte le sezioni dell’Istituto, mentre nello specifico nella sezione femminile viene segnalata la difficoltà di occuparsi adeguatamente della propria igiene e cura personale, anche per carenza di dotazione igienica. Nel 2023 sono state complessivamente incontrate 40 persone nelle sezioni maschili e 7 in quella femminile.
A Fermo nel 2023 le persone incontrate sono state 30. La maggior parte dei colloqui hanno riguardato le condizioni di detenzione, la gestione delle pratiche previdenziali, le attività lavorative intra moenia e il reinserimento lavorativo all’esterno. In un colloquio svolto recentemente, un signore raccontava di avere svolto nel suo percorso di detenzione esclusivamente il lavoro di “spesino”, ossia la persona incaricata della spesa ordinata dalle persone detenute presso lo spaccio dell’Istituto. Si tratta di un lavoro non particolarmente qualificante, poco retribuito e spesso di breve durata, dovendo alternarsi con altre persone. Lo stesso signore lamentava la difficoltà di svolgere attività culturali e sportive, dovendo scegliere il sabato tra la redazione del giornalino o la palestra, alla quale, se non arriva puntuale alle 9.00, gli viene negato l’accesso.
Problemi relativi al lavoro e alla carenza di attività vengono segnalati anche ad Ancona, dove le persone incontrate nel 2023 sono state in tutto 35. Una di queste ha raccontato allo sportello come nel carcere non venga tutelata la sua salute. Si tratta di un ragazzo celiaco in attesa di giudizio. Nell’Istituto dove era precedentemente detenuto aveva un’ampia cartella clinica che, oltre la celiachia, descriveva uno disturbo depressivo e un percorso di tossicodipendenza. A causa della mancata trasmissione dei documenti tra Asl diverse, ad Ancona non sono in possesso del suo diario clinico. Il ragazzo sostiene inoltre che la sua celiachia non venga riconosciuta come una vera patologia, ma piuttosto come una semplice allergia. Non viene prestata alcuna attenzione alle forme di contaminazione che costituiscono un grande pericolo per la sua salute. Dai suoi racconti, il carrello per le vivande è lo stesso utilizzato per portare via l’immondizia. Quando la famiglia gli spedisce prodotti appositi per celiaci alcuni agenti nell’effettuare i controlli di sicurezza aprono tutte le confezioni, ribaltando anche la farina in altri contenitori.

Nel corso dell’anno gli operatori e le operatrici svolgono solitamente colloqui con circa 50 donne detenute. Le principali tematiche trattate riguardano la maternità / responsabilità genitoriale, l’affettività, la salute (sia fisica che psichica) ed il lavoro.

Gestito dalla sede regionale di Antigone Campania, lo sportello presso la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli (NA) è attivo dall’inizio del 2019, grazie ad una convenzione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Napoli Federico II (e in particolare con il dottorato in “Diritti umani. Teoria, storia e prassi”). Lo sportello è formato da circa 15 persone, provenienti da percorsi di studio e di lavoro differenti, che accedono in carcere con cadenza settimanale. Nel corso dell’anno gli operatori e le operatrici svolgono solitamente colloqui con circa 50 donne detenute. Le principali tematiche trattate riguardano la maternità/responsabilità genitoriale, l’affettività, la salute (sia fisica che psichica) ed il lavoro. Visto l’aumento delle richieste di supporto in ordine all’ottenimento o rinnovo dei documenti da parte di donne detenute di origine straniera, lo sportello ha ritenuto necessario intraprendere una formazione specifica nell’ambito del diritto dell’immigrazione. A fine settembre si è tenuto un incontro con l’avvocata Stella Arena, esperta nella tutela dei diritti delle persone migranti. Inoltre, nel 2023, lo sportello ha presentato richiesta di autorizzazione per un corso di ju-jitsu (poi svoltosi nei primi tre mesi del 2024) destinato alle donne detenute a Pozzuoli. Il corso è stato tenuto da una componente di Antigone Campania, istruttrice di ju jitsu, e dalle operatrici ed operatori dello sportello. L’arte marziale, infatti, è stata un’opportunità non solo per svolgere un’attività sportiva, ma anche per dar vita a un nuovo momento di riflessione e dialogo con le donne del carcere di Pozzuoli sull’autodifesa, individuale e collettiva – nei termini di costruzione di una rete sociale di supporto – e sullo spazio detentivo.

La sede regionale di Antigone coordina uno sportello all’interno della Casa Circondariale di Bari.

Ad aprile 2023 è stato inaugurato un nuovo sportello all’interno della Casa Circondariale di Lecce

Scendendo in Puglia, dal 2019 la sede regionale di Antigone coordina uno sportello all’interno della Casa Circondariale di Bari. Nel 2023 le attività sono proseguite con regolarità, incontrando le persone all’interno dell’Istituto una volta alla settimana. Complessivamente le domande sono state circa 80, con una prevalenza assoluta di problematiche relativa a questioni di salute, essendo presente nell’Istituto di Bari un centro SAI (Servizio di Assistenza Intensiva) e di conseguenza ospitando al suo interno diverse persone affette da problematiche sanitarie. Le questioni affrontate dallo sportello si ripetono spesso tra loro e, per questa ragione, i suoi ingressi saranno probabilmente ridotti a due al mese. Sono al momento sei gli avvocati che accedono al carcere di Bari.
Sempre grazie all’impegno di Antigone Puglia, ad aprile 2023 è stato inaugurato un nuovo sportello all’interno della Casa Circondariale di Lecce, primo carcere della regione per numero di presenze. Dopo una lunga serie di difficoltà, legate alla riorganizzazione post pandemia delle attività interne all’Istituto, il 19 aprile è stato organizzato un open day per informare la popolazione detenuta dell’attivazione del nuovo servizio e delle modalità per potervi accedere. Con una media di 15 colloqui ad ingresso, nei primi mesi di attività lo sportello ha già svolto circa 250 incontri con persone detenute. Le richieste di supporto riguardano diverse problematiche, ma soprattutto istanze di trasferimento e di accesso al lavoro e ai corsi scolastici. Nel frattempo l’Università degli studi del Salento, per il tramite di un’associazione studentesca, ha proposto una collaborazione per la formazione di studenti e studentesse da inserire in futuro nello staff legale dello sportello.

Casa di Reclusione di Palermo Ucciardone. Lo sportello nasce da un accordo tra Antigone e la Clinica Legale per i Diritti Umani

Dopo Lecce, anche Palermo ha visto nel 2023 la nascita di un nuovo sportello di Antigone, il primo all’interno di un carcere siciliano. Il 17 novembre è stato siglato il protocollo per l’attivazione di uno servizio di informazione legale all’interno della Casa di Reclusione di Palermo Ucciardone. Lo sportello nasce da un accordo tra Antigone e la Clinica Legale per i Diritti Umani (CLEDU ETS), già da anni impegnata nell’assistenza legale a persone migranti in collaborazione con l’Università degli studi di Palermo. Grazie all’esperienza di Antigone sul sistema penitenziario e della CLEDU in materia di migrazione, le due associazioni hanno deciso di unire le competenze e dar vita a un nuovo sportello principalmente rivolto ai bisogni della popolazione detenuta di origine straniera. La Direzione ha espresso particolare entusiasmo per il progetto, non essendo ad oggi previsto nessun servizio del genere e trattandosi di questioni di particolare complessità. Le operatrici autorizzate ad entrare sono 3, accompagnate di volta in volta da mediatori linguistici individuati in base alle esigenze delle persone che ne fanno richiesta. Lo sportello entra in Istituto due volte al mese, incontrando ogni volta tra le due e le quattro persone. Il primo ingresso è stato in parte dedicato a incontrare tutti i Funzionari giuridici pedagogici e gli assistenti sociali dell’Istituto, in modo da spiegare le modalità di funzionamento e le competenze dello sportello. Gli operatori penitenziari si sono dimostrati molto entusiasti per il nuovo servizio e disponibili a collaborare nell’individuazione delle persone detenute che presentano necessità di supporto. A tal fine, è stato creato un apposito modulo di segnalazione delle richieste, nel quale la persona detenuta indica le proprie generalità, la natura della richiesta, il Funzionario giuridico pedagogico di riferimento e la lingua parlata. Le tematiche trattate nei primi mesi di attività hanno riguardato principalmente problematiche relative ai permessi di soggiorno, all’accesso a permessi premio e a questioni sanitarie.

In parallelo, è continuato nel 2023 il dialogo volto all’apertura di uno sportello di informazione legale all’interno della Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza. Il presidente di Antigone Sicilia e la referente della futura attività di sportello hanno ripreso i contatti con la Direzione dell’Istituto e con i professori referenti del Polo Universitario Penitenziario di Catania.