XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione

Un anno da Difensore civico

Un anno da Difensore civico

Un anno da Difensore civico

1024 576 XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione

Sofia Antonelli, Elia De Caro e Alessandro Monacelli.

Oltre l’emergenza: il Difensore Civico tra vecchie e nuove criticità.

Vivere all’interno di un carcere implica la mediazione dell’istituzione in ogni aspetto della propria vita. Dalla telefonata con una persona cara, alla partecipazione a un’attività ricreativa tutto passa per decisioni prese da altri. Il passaggio di ogni disposizione per una o più amministrazioni, comporta di frequente il rischio che l’ingranaggio si blocchi e che azioni od omissioni commesse da parti del sistema diano vita a violazioni di uno o più diritti della persona detenuta.

In un sistema così articolato e burocratizzato, ogni persona in stato di detenzione si trova a dover affrontare numerose situazioni complesse. Alcune sono questioni nuove, proprie della condizione di detenuto, come ad esempio il trasferimento da un istituto a un altro o l’accesso ad una misura alternativa. In questi casi la persona detenuta ha bisogno quindi di essere propriamente informata e di disporre del sostegno necessario. Altre sono invece questioni comuni a tutti, si pensi ad esempio ad una visita medica, all’iscrizione a un corso di studi o all’esercizio di un’attività lavorativa. Queste azioni che normalmente implicano procedure svolte in maniera più o meno semplice, possono diventare all’interno di un carcere estremamente più complicate soprattutto per la mancanza di risorse. Entrambe le tipologie di questioni diventano poi ancora più complesse da affrontare se la persona non ha il sostegno necessario perché ad esempio non parla italiano, non è seguita da un legale o lo è ma non in maniera appropriata.

Dal 2008 Antigone ha al suo interno un Difensore Civico incaricato di offrire assistenza a persone detenute per questioni legate all’esecuzione della pena

A supporto di queste situazioni e a tutela di questi diritti, dal 2008 Antigone ha al suo interno un Difensore Civico incaricato di offrire assistenza a persone detenute per questioni legate all’esecuzione della pena. Con gli anni l’ufficio del Difensore Civico di Antigone è andato piano piano allargandosi, arrivando oggi a contare quarantacinque volontari e volontarie. Principale merito di questo allargamento è il passaggio avvenuto con lo scoppio della pandemia a modalità di lavoro da remoto per gran parte delle azioni svolte. Ciò ha consentito a persone residenti in tutta Italia di partecipare alle attività del Difensore Civico, prima aperte solo a chi poteva raggiungere la sede di Antigone a Roma.

La crescita nelle dimensioni del suo ufficio ha consentito al Difensore Civico di Antigone di poter aumentare la quantità di lavoro svolto. Nello scorso rapporto raccontavamo come, a causa dell’ emergenza sanitaria, le richieste di supporto arrivate al Difensore Civico fossero significativamente aumentate rispetto agli anni precedenti. Nel 2020 si arrivò addirittura a sfiorare 400 nuovi casi, più che triplicando i 120 dell’anno prima.

Se l’incredibile aumento di richieste era giustificato da una situazione emergenziale – quindi fuori dall’ordinario – i numeri di quest’anno raccontano però anche altro. Nonostante siano ancora molteplici le problematiche effetto della pandemia, la carenza di informazioni e l’incertezza dilagante del primo anno di Covid sono in larga parte diminuite nel corso del 2021. Ci si sarebbe pertanto potuti aspettare un ritorno a un numero di casi più simile ai periodi pre-pandemici, essendo almeno in parte rientrata la straordinaria richiesta di supporto. Questo però non è avvenuto, anzi. Il Difensore Civico di Antigone ha continuato a registrare numeri alti, ben superiori agli anni passati. Nel corso del 2021 sono stati infatti 326 i nuovi casi gestiti, ai quali si devono sommare 206 aggiornamenti di casi presi in carico nel corso dell’anno o ereditati dall’anno precedente che richiedono ulteriori interventi. Come si evince dal grafico, seppur i casi nuovi siano leggermente diminuiti rispetto al 2020, la mole complessiva di richieste di supporto offerto è aumentata. I primi mesi del 2022 sembrano confermare questa tendenza, a dimostrazione di una generale e costante ampliamento del raggio d’azione del Difensore Civico di Antigone 1).

Volgendo lo sguardo alle tematiche oggetto dei casi gestiti dal Difensore Civico, vediamo come al primo posto si confermano le richieste di supporto a tutela del diritto alla salute. Anche nel 2020 questa era la prima tipologia di problematiche, testimonianza di una già difficile gestione delle situazioni mediche all’interno degli istituti di pena acuita negli ultimi due anni dall’emergenza sanitaria. Per far fronte al gran numero di richieste relative a problemi di salute, all’interno dell’ufficio del Difensore Civico vi è un team medico attualmente composto da sei volontari, tra professionisti e specializzandi in medicina. Per un’analisi dettagliata del lavoro del Difensore Civico a tutela del diritto alla salute, si rimanda all’approfondimento realizzato sul tema da tre volontari del suo ufficio.

Al secondo posto si collocano le richieste di supporto per ottenere il trasferimento da un istituto penitenziario a un altro. Come per la salute in carcere, anche questa problematica ha subito in modo significativo gli effetti della pandemia. Per arginare la diffusione del virus, con una circolare del novembre 2020, il Dap disponeva la sospensione dei trasferimenti tra istituti, se non dettati da gravi motivi di salute o gravissime ragioni di sicurezza. Se da una parte l’emergenza sanitaria ha quindi bloccato tantissime richieste di trasferimento motivate ad esempio dal riavvicinamento ai propri familiari, dall’altra un gran numero di persone sono state allontanate dall’istituto a loro assegnato a seguito delle rivolte scoppiate in carcere tra il marzo e l’aprile 2020. Entrambe le circostanze si sono quindi tradotte in un gran numero di persone con la necessità di cambiare istituto, per andare altrove o per tornare in quello di appartenenza. Negli ultimi mesi del 2021, con l’attenuarsi dell’emergenza sanitaria e il successo della campagna vaccinale, il Difensore Civico ha pertanto deciso di ricominciare a lavorare sui casi di trasferimento fermi ormai da tempo. Anche se il blocco era formalmente ancora attivo, i volontari hanno ripreso ad occuparsi di istanze e solleciti in materia di trasferimenti, sia per offrire supporto ai singoli casi sia per sostenere il necessario superamento della circolare emanata in piena pandemia. Dal gran numero di casi gestiti in contemporanea è nata l’esigenza di costituire un piccolo gruppo tematico. Il loro lavoro ha prodotto una segnalazione collettiva indirizzata alla Direzione Generale Detenuti e Trattamento per ottenere risposte in merito alle domande di trasferimento di 26 persone detenute. Dopo poche settimane, la Direzione ha risposto alla segnalazione fornendo spiegazioni dettagliate per ogni richiesta e dando notizia dell’accoglimento della domanda di trasferimento di 10 persone.

A salute e trasferimenti, seguono diverse problematiche illustrate nel grafico. A queste si sommano poi altre questioni meno frequenti e per queste unificate generalmente nella voce “altro”.

Quando un nuovo caso arriva al Difensore Civico (via lettera, email o telefono) viene assegnato a un gruppo di volontari che studiano la questione e capiscono se e come poter fornire supporto. Nello specifico, le modalità di azione del Difensore Civico si articolano principalmente lungo due direttrici: da un lato, informazione e promozione rivolta alle persone detenuti sui diritti che li riguardano; dall’altro, assistenza nella attivazione di tali diritti, tramite la predisposizione di istanze, reclami e segnalazioni alle Autorità competenti.

La maggior parte degli interventi svolti (più del 75%) siano lettere o email tramite le quali i volontari forniscono o richiedono informazioni alla persona detenuta

Da un’analisi del sistema di protocollo in uscita utilizzato dal Difensore Civico, emerge come la maggior parte degli interventi svolti (più del 75%) siano lettere o email tramite le quali i volontari forniscono o richiedono informazioni alla persona detenuta. Nel primo caso, sono frequenti le comunicazioni finalizzate ad informare chi ci contatta ad esempio in merito a determinati istituti. Nel secondo, si richiedono invece alla persona le informazioni necessarie per poter portare avanti altri tipi di interventi, che costituiscono il restante 25%. Tra questi al primo posto sono le segnalazioni e i solleciti avanzati ad amministrazioni (Asl, direzione degli istituti penitenziari, Dap e Prap) e ai Garanti per i diritti delle persone detenute. Seguono poi le istanze per richiedere trasferimenti, misure alternative, colloqui e altro. Chiudono infine i reclami ex artt. 35, 35-bis e 35-ter dell’Ordinamento Penitenziario. Su quest’ultima tipologia di reclamo, atto a richiedere un risarcimento per aver scontato un periodo di detenzione in condizioni inumane e degradanti, si rimanda all’apposito approfondimento.

Poco più del 60% dei casi arrivino direttamente da persone detenute e il restante 40% da persone ad esse legate

Infine, un rapido sguardo a chi contatta il Difensore Civico di Antigone. É interessante notare come poco più del 60% dei casi arrivino direttamente da persone detenute e il restante 40% da persone ad esse legate. Ovviamente tra queste al primo posto vi sono i familiari, seguiti dalle persone terze (ad esempio amici). Vi sono poi i legali incaricati che, per diverse ragioni, chiedono l’attivazione del Difensore Civico in un’ottica di collaborazione con il proprio operato. Una piccola percentuale è costituita poi da attori del terzo settore coinvolti a vario titolo nei percorsi di esecuzione penale.

La maggior parte delle persone detenute che richiedono il supporto del Difensore Civico sono condannate in via definitiva, sono italiane o soggiornano da tanto tempo in Italia e sono di sesso maschile. Tutte caratteristiche che riflettono la maggioranza della popolazione detenuta. Da notare come le donne che rappresentano una minima percentuale delle persone detenute che contattano il Difensore Civico sono invece di gran lunga le prime interlocutrici quando la richiesta di supporto non riguarda loro ma un proprio caro detenuto. A ciò che le donne – libere o detenute – chiedono al Difensore Civico di Antigone è dedicato uno specifico approfondimento, curato da una volontaria di lunga data del nostro ufficio e dello Sportello per i diritti di Rebibbia Nuovo Complesso.

In conclusione, ci teniamo a sottolineare come l’aumento delle segnalazioni registrate negli ultimi anni offra al Difensore Civico la possibilità di interagire maggiormente con l’Osservatorio di Antigone e con le sedi regionali dell’associazione per verificare le condizioni di detenzione dei singoli istituti o alcune circostanze legate ai vari territori. Tutto ciò consente di avere una costante attenzione sulla quotidianità detentiva delle persone ristrette ovvero sui loro singoli bisogni e necessità.

La nostra attività ci porta quindi a constatare come alcune delle questioni a noi poste non coinvolgano solo chi vive l’esperienza detentiva ma siano comuni a sensazioni, bisogni, necessità di ognuno di noi e di come sia difficile continuare a soddisfare o declinare tali esigenze nel momento in cui si è ristretti.

Pensiamo che riuscire a trasmettere questa dimensione sia importante e possa portare sempre più persone a interessarsi di come vengano eseguite le pene e sull’utilità o meno del carcere per come oggi è organizzato e gestito nel nostro paese.

Come ogni anno, ci teniamo a ringraziare tutti i volontari e le volontarie che fanno parte del Difensore Civico di Antigone che con passione e dedizione impegnano il loro tempo a tutela dei diritti di chi è privato della libertà e senza i quali non potremmo mai svolgere la nostra mission.

References

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1 Il numero di casi si riferisce solo a quelli che hanno ricevuto un numero di protocollo. La stima, pertanto, deve considerarsi solo indicativa, poiché sfuggono inevitabilmente tutti i casi che – per vari motivi – non vengono protocollati. A titolo di esempio si considerino: i casi seguiti telefonicamente nonché molti casi seguiti via email conclusi senza necessità di riscontri complessi. Ogni caso comporta una serie di contatti, verifiche, segnalazioni, email.