A causa degli effetti dannosi che produce sul corpo e sulla mente dei detenuti, l’isolamento rappresenta una delle maggiori criticità che affligge i sistemi penitenziari contemporanei a livello globale. A questo tema è dedicato un approfondimento del Rapporto, all’interno del quale cercheremo di capire, attraverso un’analisi prettamente qualitativa, le manifestazioni che questo fenomeno assume nell’universo carcerario, l’impatto che provoca su chi lo sperimenta, le ragioni che sottendono alla moltiplicazione degli spazi di isolamento all’interno delle carceri italiane ma, soprattutto, quali possono essere le alternative all’isolamento.
Ora ci soffermeremo in particolare sui dati quantitativi riguardanti i provvedimenti di isolamento imposti ex art. 33 della Legge sull’Ordinamento penitenziario che prevede l’applicazione di questa misura per ragioni disciplinari (la c.d esclusione dalle attività in comune nel caso in cui il detenuto abbia commesso un’infrazione disciplinare), per ragioni sanitarie o giudiziarie (per i soggetti indagati o imputati se vi sono ragioni di cautela processuale). Secondo i dati riportati dal Garante nazionale nella Relazione Annuale al Parlamento del 2023 (dati aggiornati al 31 marzo 2023), su un totale di 56.553 detenuti presenti, 491 (di cui 16 donne) si trovavano in isolamento all’interno delle 200 sezioni di isolamento (di cui 26 femminili) delle carceri italiane.
Durante il primo trimestre del 2024 l’isolamento sanitario è stato disposto in 310 occasioni (a fronte delle 1197 dello stesso arco temporale del 2023)
Durante il primo trimestre del 2024 l’isolamento sanitario è stato disposto in 310 occasioni (a fronte delle 1197 dello stesso arco temporale del 2023), quello giudiziario in 13 (contro le 14 del 2023) e, infine, l’isolamento disciplinare 559 volte (35 volte in più rispetto allo stesso periodo nel 2023).
L’Osservatorio di Antigone durante le 99 visite svolte durante il 2023 ha come sempre rilevato i dati relativi all’isolamento disciplinare. L’isolamento per motivi disciplinari rappresenta la più grave fra le sanzioni previste dall’articolo 39 della Legge sull’Ordinamento Penitenziario. Consiste nell’esclusione dalle attività in comune per un massimo di 15 giorni ed è disposto dal Consiglio di Disciplina dell’istituto. Una volta approvato, il provvedimento viene comunicato al Magistrato di Sorveglianza e viene inserito nel fascicolo personale del detenuto. Per dare esecuzione alla sanzione, il personale medico deve certificare che il detenuto sia idoneo a sostenere il periodo di isolamento e ha il dovere di monitorare il suo stato di salute per accertare l’insorgenza di eventuali patologie.
Il dato più impressionante proviene dalla Casa Circondariale “Capanne” di Perugia in cui ci è stata riferita una media di 117,91 provvedimenti di isolamento applicati nel 2022 per ogni 100 detenuti. Presso questo istituto quasi il 58% dei detenuti sono stranieri. Infatti, dai dati raccolti emerge come l’isolamento venga maggiormente utilizzato negli istituti in cui più della metà della popolazione è straniera; se la media dei provvedimenti disciplinari di isolamento è di 11,8 per 100 detenuti negli istituti in cui meno della metà della popolazione penitenziaria è straniera, si arriva ad una media di 13,9 negli istituti con più del 50% di stranieri. Il fatto che l’isolamento sia un dispositivo di controllo che viene utilizzato maggiormente nei confronti delle persone straniere, degli appartamenti a gruppi svantaggiati e delle popolazioni vulnerabili è opinione condivisa dalla letteratura scientifica in materia penitenziaria, come verrà esaminato nell’approfondimento.
Un’ altra categoria di persone detenute sanzionate con l’isolamento disciplinare – spesso perchè non riescono ad integrarsi alla vita penitenziaria – sono i soggetti con disabilità mentale o affetti da disagio psichico
Un’ altra categoria di persone detenute sanzionate con l’isolamento disciplinare – spesso perchè non riescono ad integrarsi alla vita penitenziaria – sono i soggetti con disabilità mentale o affetti da disagio psichico; entrambe condizioni che secondo il diritto internazionale dei diritti umani sarebbero incompatibili con l’isolamento. A tale proposito, dalla visita presso la Casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere è emerso come alcune delle persone che si trovavano nelle celle dedicate all’isolamento ubicate al primo piano del reparto Danubio avessero diagnosi psichiatriche anche gravi. Inoltre, al momento della visita un detenuto risultava collocato da più di tre settimane in cella di isolamento privo del materasso, sebbene in cella fossero presenti brandelli di materasso, verosimilmente rotto dal detenuto stesso, alcuni dei quali infilati nella serratura della porta. Il personale ha riferito che il detenuto proveniva dall’istituto di Aversa, dopo aver subito un TSO. Anche nella Casa Circondariale Castrogno di Teramo al momento della visita una cella di isolamento era totalmente priva di suppellettili, fatta eccezione per il materasso poggiato a terra. Poco prima della visita avvenuta alla Casa Circondariale di Verona Montorio un detenuto si era tolto la vita nella cella di isolamento. Sebbene le celle del reparto di isolamento di questo istituto non siano lisce, le condizioni delle stesse apparivano fatiscenti, fredde e con una grande quantità di muffa.
Da fonti di stampa emerge che, durante il 2023 su un totale di 70 suicidi, almeno 11 persone si sono tolte la vita in una cella di isolamento
Da fonti di stampa emerge che, durante il 2023 su un totale di 70 suicidi, almeno 11 persone si sono tolte la vita in una cella di isolamento; un dato preoccupante che conferma gli effetti estremamente gravi che produce sulle persone che sperimentano la vita in isolamento.
In generale, comunque, dall’attività di monitoraggio di Antigone emerge una situazione disomogenea per quanto riguarda le condizioni delle celle in cui si svolge l’isolamento. In alcuni casi sono molto simili a quelle ordinarie, come avviene presso la Casa circondariale e di reclusione di Campobasso. Presso la Casa Circondariale “Sergio Cosmai” di Cosenza e la Casa circondariale Roma Rebibbia Nuovo Complesso, invece, le celle sono molto più anguste e in peggiori condizioni. In altri istituti (la Casa circondariale “Rocco d’Amato” di Bologna, la Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, la Casa di reclusione di Augusta) non vi sono nemmeno delle celle espressamente dedicate all’isolamento, provvedendo ad abilitarne alcune al bisogno.
Dopo la Casa circondariale “Capanne” di Perugia, in altri due istituti dell’Umbria, la casa di reclusione di Orvieto e la Casa di reclusione di Spoleto, sono stati rilevati i numeri più alti per quanto concerne l’isolamento disciplinare, con rispettivamente 99,78 e 40,57 provvedimenti di isolamento disciplinare ogni 100 detenuti. Secondo quanto riferito dalle Direzioni degli istituti durante le visite, la gestione dell’ordine interno si è vista complicata dall’arrivo di alcuni detenuti ”difficili” dalla Toscana, trasferiti appunto per ragioni di ordine e sicurezza. Al contrario, presso la casa Casa circondariale di Altamura, non ci sono celle di isolamento perché, secondo quanto riferito dalla Direzione, non è mai stato necessario applicarlo.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone durante il 2023, che si riferiscono però al 2022, ogni 100 detenuti la media degli atti di autolesionismo è di 18,1 contro i 19 del 2021
Oltre all’isolamento, tra gli elementi che aiutano a comprendere l’impatto della carcerazione ci sono certamente gli atti autolesivi. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio di Antigone durante il 2023, che si riferiscono però al 2022, ogni 100 detenuti la media degli atti di autolesionismo è di 18,1 contro i 19 del 2021. Numeri che ci danno indicazioni importanti sulla sofferenza socialmente strutturata della comunità penitenziaria, che riguarda in primo luogo le persone recluse, ma che ovviamente incide sul clima che si respira all’interno degli istituti e coinvolge anche tutto il personale.
L’istituto in cui sono stati registrati più atti di autolesionismo è il Nuovo complesso penitenziario Sollicciano di Firenze, dove nel corso del 2022 si sono verificati 375 atti di autolesionismo, che corrispondono a una media di 75,6 atti di autolesionismo ogni 100 detenuti. Si tratta di una struttura che presenta croniche carenze dal punto di vista edilizio (infiltrazioni, cedimenti strutturali, umidità, crepe e intonaco cadente), una popolazione straniera pari al 66% del totale e un’offerta trattamentale e lavorativa insufficiente ed inadeguata.
Presentano tassi di autolesionismo elevati anche la Casa circondariale di Pordenone, con 72,41 atti ogni 100 detenuti), la Casa circondariale di Cremona (68,21 ogni 100 detenuti) e l’istituto di Reggio Emilia (67,39 ogni 100 detenuti).
Tendenzialmente gli episodi di autolesionismo sembrano avvenire meno negli istituti di minori dimensioni; nessun caso è stato registrato ad esempio presso la Casa circondariale di Grosseto, la casa Circondariale di Isernia e la Casa di reclusione Arbus Is Arenas. Negli istituti più grandi, invece, i numeri crescono; presso la Casa circondariale di Cagliari “E. Salas”, che presenta una capienza regolamentare di 561 posti, il tasso di autolesionismo per ogni 100 detenuti è di 48,17; nella Casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere (con capienza regolamentare di 818 unità) è di 45,03 e nella Casa circondariale di Modena (che può ospitare fino a 372 persone) 40,79.
Dati più recenti sembrano invece indicare una tendenza in aumento degli atti autolesivi, rispetto a quanto rilevato dagli Osservatori di Antigone in merito al 2022. Secondo dati del DAP relativi agli atti autolesivi avvenuti durante il primo trimestre rispettivamente del 2023 e del 2024 si evince che gli episodi di autolesionismo sono stati 3.087 durante il primo trimestre 2023 contro 3.184 del primo trimestre del 2024, registrando in questo caso una crescita di 107 episodi di autolesionismo in carcere.
I numeri relativi al fenomeno dell’autolesionismo in carcere devono far riflettere sul disagio profondo prodotto dalla carcerazione e sull’estrema rilevanza che ha ancora la dimensione corporale all’interno della penalità
I numeri relativi al fenomeno dell’autolesionismo in carcere devono far riflettere sul disagio profondo prodotto dalla carcerazione e sull’estrema rilevanza che ha ancora la dimensione corporale all’interno della penalità e, soprattutto, sul ruolo che assume durante l’esecuzione di una privativa della libertà.
Rispetto ai tentati suicidi la media registrata da Antigone ogni 100 detenuti è di 2,4, un dato sostanzialmente identico a quello rilevato l’anno scorso. Il dato più alto è stato registrato presso la Casa Circondariale di Ascoli Piceno, con 18,35 tentati suicidi ogni 100 detenuti. Presso l’istituto di Ascoli Piceno è presente l’unica Articolazione per la Salute Mentale (ATSM) di tutte le Marche, che ha una capienza totale di 5 posti letto. La generale limitazione dei posti presso la sezione dedicata ai detenuti che sviluppano una patologia psichiatrica nel corso della detenzione o di coloro che sono stati condannati per vizio parziale di mente comporta una lunga lista di attesa e la permanenza di persone con patologie psichiatriche nella sezione ordinarie, non attrezzate per le loro esigenze specifiche. Questa situazione trova conferma nei numeri elevati rilevati agli eventi critici avvenuti in istituto; 20 tentati suicidi e 2 suicidi.
L’istituto di Ascoli Piceno è seguito dalla Casa circondariale di Cremona, con 72 tentati suicidi avvenuti nel 2022, e gli Istituti penali di Reggio Emilia, dove i tentati suicidi sono stati 48. Gli ultimi due istituti menzionati si caratterizzano per dati elevati sia per quanto concerne gli atti autolesivi sia per i tentati suicidi. Da notare che presso la Casa circondariale di Cremona il 41,76% dei detenuti nel 2022 presenta diagnosi psichiatriche anche gravi.
In aumento sono anche le aggressioni denunciate dal personale penitenziario
In aumento sono anche le aggressioni denunciate dal personale penitenziario; da una media di 2,6 aggressioni per ogni 100 detenuti rilevata nel 2022 con riferimento al 2021, si passa ad una media di 3,5 aggressioni per ogni 100 detenuti registrata nel 2023 con riferimento al 2022. Gli istituti in cui è stata rilevata maggiore conflittualità tra detenuti e personale si trovano entrambi in Sicilia; la Casa Circondariale di Caltagirone con 81,14 aggressioni ogni 100 detenuti seguita dalla Casa di Reclusione di Augusta, dal Nuovo Complesso Penitenziario Sollicciano di Firenze, dalla Casa Circondariale Antonio Santoro di Udine e, ancora, dalla Casa Circondariale di Ascoli Piceno.
La tendenza all’aumento delle aggressioni in carcere rilevata dall’Osservatorio di Antigone viene confermata anche da alcuni dati del DAP; se le aggressioni al personale (sia di polizia penitenziaria che amministrativo) nel primo trimestre del 2023 erano state 397, nello stesso periodo nel 2024 sono state 511.
Dai dati del DAP che mettono a confronto il primo trimestre del 2023 con il primo trimestre del 2024 si evince anche un sostanziale aumento delle manifestazioni di protesta collettiva, mentre in calo sarebbero le manifestazioni di protesta individuale, come ad esempio gli scioperi della fame o della sete, che diminuiscono da 2.235 a 1.931. Ciononostante, gli istituti di Caltagirone e Augusta si distinguono per gli scioperi della fame avvenuti negli ultimi mesi; in particolare, nel carcere di Augusta nel maggio 2023 due detenuti sono morti, nel silenzio generale, a seguito di uno sciopero della fame durato rispettivamente 40 e 60 giorni. Per far fronte a tale situazione, a Caltagirone la direzione dell’istituto ha creato un protocollo di controllo consistente in una relazione di servizio trasmessa alla Direzione, a cui segue un colloquio con il detenuto che ha iniziato lo sciopero della fame, una visita da parte dell’area sanitaria e poi il consulto degli psicologi e la visita (spesso via webcam) del Magistrato di Sorveglianza. Dopo le prime 24 ore di sciopero continuo, segue un controllo giornaliero del medico e una relazione dello stesso.
Sempre secondo i dati del DAP che mettono a confronto la situazione generale del primo trimestre 2023 con quella del primo trimestre 2024, tutte le altre manifestazioni di dissenso registrano una crescita
Sempre secondo i dati del DAP che mettono a confronto la situazione generale del primo trimestre 2023 con quella del primo trimestre 2024, tutte le altre manifestazioni di dissenso registrano una crescita; +49 rifiuti del vitto dell’Amministrazione e/o delle terapie, +72 episodi di battitura e +41 casi di rifiuto di far rientro nelle celle. La maggior parte di queste condotte, se poste in essere da almeno tre detenuti, potrebbe essere potenzialmente punibile con la pena alla reclusione che andrebbe dai 2 agli 8 anni di carcere se venisse introdotto il reato di rivolta carceraria. Oltre ad essere una misura che contribuirebbe ad aggravare i numeri già di per sé fuori controllo del sovraffollamento, questa comporterebbe la violazione del diritto alla libertà di espressione delle persone detenute, le quali, con la pena alla reclusione, perdono il diritto alla libertà di movimento, ma non gli altri diritti.